"Il rapporto con il web sta cambiando il modo di fare informazione. Il lettore che decide di acquistare il giornale deve trovare un prodotto originale, che non replichi i contenuti trovati il giorno prima su Internet. I giornali si stanno esercitando su questo tema, riorganizzando le proprie redazioni. Il giornalista fornisce una parte delle informazioni sul web (quelle che già dalla serata precedente all'uscita del giornale sono di dominio pubblico), mentre lo sforzo per l'edizione di carta, al netto della ricerca di notizie inedite o scoop che dir si voglia, è avere approfondimenti e retroscena in modo da fornire il giorno dopo un prodotto originale. L'informazione su Internet ha però una caratteristica importante: ha dalla sua l'interattività che le conferisce l'esclusiva nel dialogo coi lettori. L'interattività può essere sfruttata in modo molto importante. Penso alle videointerviste durante le quali i politici rispondono alle domande dei lettori. Il risultato è sorprendente, soprattutto perché i quesiti sono più aderenti alle esigenze dei cittadini".
Luciano Fontana (Condirettore Corriere della Sera)
"Moltissimo. I giornali hanno definitivamente perso il monopolio delle notizie che ora sono subito disponibili on line. Il lavoro è diventato in parte più facile perché molti documenti sono diventati facilmente accessibili, le e-mail favoriscono i contatti, la raccolta di materiale utile al confezionamento delle notizie è più semplice. Ma nello stesso tempo il lavoro è diventato più difficile, perché i giornali hanno un concorrente temibile con il quale fare i conti. I quotidiani dovranno essere sempre più orientati a spiegare perché una cosa è accaduta e sempre meno concentrati sul descrivere semplicemente che cosa è accaduto".
Mario Calabresi (Direttore La Stampa)
"Internet richiede un aggiornamento costante ed istantaneo. Al tempo stesso richiede un linguaggio ancor più sintetico e chiaro di quello che deve essere assicurato dal giornale quotidiano tradizionale".
Giuseppe Mascambruno (Direttore La Nazione)
"Internet ha sicuramente rappresentato una piccola rivoluzione anche nel giornalismo economico. Oggi è possibile in tempo pressoché reale consultare i documenti ufficiali e i discorsi che vengono pronunciati dai grandi protagonisti dell'economia mondiale.
I siti delle organizzazioni internazionali sono ricchi di studi e altri lavori e soprattutto di statistiche e comparazioni tra i diversi sistemi del Paese. Anche le società quotate hanno organizzato nel tempo loro siti di facile consultazione che possono comunque rappresentare un utile punto di riferimento e un contenitore da cui poter pescare in tempo reale. Inoltre la rete rende possibile la consultazione dei più accreditati blog internazionali - si pensi a Nouriel Roubini o Paul Krugman - che, specie in materia di valutazioni sull'andamento della crisi, sono una sorta di "stella polare", capace di influenzare l'orientamento dei governi e degli organismi mondiali. Se dunque in termini di possibilità di approvvigionarsi di notizie l'affermarsi di Internet ha reso possibile un grande salto di qualità e ha fornito un serbatoio alla portata di click anche del più giovane redattore, non credo che si possa dire che ha cambiato il modo di scrivere "economia" e di selezionare le notizie. Ha sprovincializzato la cultura dei nostri giornali, ha ridotto le distanze di know how dentro la redazione, ma non ha portato alla nascita di un modo nuovo di raccontare l'economia. Almeno per ora".
Dario Di Vico (editorialista Corriere della Sera)