di Massimo Gramellini
Intanto rassicurateli. Quello strano oggetto di carta sdraiato sui loro banchi non rischia di esplodere da un momento all'altro. Sporca un po' le mani, è vero. Ma quello sporco è la prova della sua verità. È una cosa concreta. Non un'immagine dentro uno schermo che può scomparire con un clic. Per farlo scomparire bisogna appallottolarlo con cura e centrare il cestino più vicino, e non è altrettanto facile.
Bene. Superato lo choc iniziale, è arrivato il momento di aprirlo. Il giornale.
Il mio consiglio è di farlo dal fondo. Come la maggioranza dei lettori, che cominciano a leggerlo dalla cronaca cittadina, di solito dall'elenco dei morti, per poi occuparsi con rinnovato entusiasmo dei vivi.
Risalendo a ritroso come salmoni, si passa dalle vicende della propria città a quelle sportive, agli spettacoli e ai programmi della tv. Per adesso mi fermerei qui.
La cronaca è il cuore del giornale, il segreto del suo successo o insuccesso.
Cercherei subito una storia. Una qualsiasi, purché abbia una trama: inizio, svolgimento, fine: possibilmente lieto, anche se trovarne sui giornali è impresa improba. Dietro la storia ci sarà sicuramente una persona e dietro la persona un problema. Ecco, per interessare i ragazzi a un giornale penso non si debba partire mai dal problema, ma dalla storia e dalla persona che lo incarnano.
Non: “la solitudine degli anziani”, ma “la signora Paola è stata trovata sotto un ponte perché non si ricordava più dov’era casa sua”. Stesso trattamento per lo sport. Invece della solita intervista al solito campione che dice le solite banalità, meglio cercare una storia anche lì. In questo caso una storia “mitica” perché lo sport è rimasto l’ultimo produttore di miti della modernità.
Con gli spettacoli, avete due possibilità: scelta alta e scelta pop. La scelta alta significa affrontare un argomento nobile: la recensione di un’opera sinfonica, l’intervista a una ballerina russa. La scelta pop consiste nello sterzare sul gruppo rock di successo o sull’ultima polemica televisiva. Vi suggerisco la prima opportunità.
Resistete alla tentazione di sedurli con un tema che già conoscono e fate vedere ai ragazzi che i giornali sono uno scrigno che contiene tesori sconosciuti e che possono guidarli alla scoperta di nuovi piaceri.
Siamo più o meno a metà dello sfoglio, prendiamoci una pausa per affrontare la pagina dei lettori. Fondamentale, perché è lì che si sentono gli umori della clientela. La prima lettera, di solito, è seguita dalla risposta del direttore o di un giornalista autorevole della testata. Leggerei la lettera, non la risposta.
Non subito, intendo. Prima chiederei ai ragazzi che cosa risponderebbero loro.
Così dopo sarà più divertente confrontare le opinioni della classe con quella del giornalista.
Fine della ricreazione, continuiamo la risalita verso la prima pagina: cultura, economia, cronache italiane, esteri e politica interna. Prima però chiederei agli studenti di indicare le cinque notizie degli ultimi giorni che sono rimaste loro più impresse. Le scriverei sulla lavagna e a quel punto inizierei la caccia al tesoro, per andare a vedere dove, e come, le avrà messe il giornale. Si possono fare delle scoperte interessanti.
La cultura. Parla quasi sempre di morti. Un po’ come i libri di testo. Per questo cercherei un articolo che parlasse di vivi. Magari la recensione di un libro appena uscito, per coglierne le differenze con i temi in classe dedicati
all’esame di un testo letterario. Sottolineerei la presenza (o la mancanza) di una scrittura semplice, chiara, divulgativa. Il dramma della cultura italiana è sempre stato l’abitudine a parlare alla propria casta invece che all’opinione pubblica, che comincia a formarsi proprio sui banchi di scuola.
Economia e finanza. Non è la mia materia e in ogni caso è materia ostica, asettica, tutta cifre e battaglie di potere. Sceglierei un numero (il Pil o qualcosa di simile) e proverei a dargli vita, a far vedere come dietro le cifre di un articolo che parla d’affari esista un mondo di uomini che lavorano. Non disdegnerei un po’ di sano qualunquismo, nel caso vi imbatteste nelle parole di qualche manager dai dubbi risultati ma dal principesco stipendio.
E siamo alle cronache italiane, il mio settore preferito. Fu Il Giorno a ribattezzarle con un nome che mi piace moltissimo: «Fatti della Vita». Anche qui mi concentrerei su una storia di persone comuni che attraverso la loro esperienza illustrano un problema. Ricorderei ai ragazzi che i giornalisti sono come loro nei compiti in classe: costretti a scrivere di getto e con pochissimo tempo a disposizione per correggere gli eventuali errori.
Perciò da un articolo non bisogna pretendere la completezza e tanto meno la perfezione, ma l’onestà intellettuale.
Il suo compito è fornire uno stimolo all’apprendimento. Una spinta per invogliare chi legge a leggere ancora di più.
Esteri. Sui giornali, purtroppo, sono presenti soprattutto gli scenari politici.
Ma io, almeno all’inizio, cercherei di coinvolgere gli studenti con reportage di viaggi esotici. I ragazzi sono ancora affascinati dalle cose lontane. Spesso sono gli adulti a non avere più voglia di guardare al di là del loro naso.
Dimenticavo le pagine di società: stili di vita, tendenze. I vostri allievi ne sanno probabilmente più dell’estensore dell’articolo. Non le enfatizzerei. Ma se quel giorno ci fosse qualcosa che tocca davvero la loro vita interiore (per esempio una delle periodiche ricerche scientifiche sulla felicità) ne farei tema di dibattito.
E siamo alla politica interna. Qui il consiglio è di andare spediti, soffermandosi magari sulle notizie piccole. Una foto curiosa. I particolari. Farei notare che le parole dei politici sono spesso drammatiche e vuote. Parlano di «golpe », di «bufera», di «guerra» per descrivere le baruffe del loro teatrino. Leggerei un’intervista, ma solo per analizzare il linguaggio.
Ed ecco la prima pagina. Pregherei i ragazzi di nasconderla sotto il banco, senza leggerla prima. Poi scriverei alla rinfusa sulla lavagna l’elenco delle 3-4 notizie presenti sulla prima pagina e li inviterei a metterle in ordine di importanza.
L’apertura, cioè il titolo più importante.
Il taglio, cioè la notizia di mezza pagina.
La spalla, cioè il pezzo o il titolo situato sull’ultima colonna di destra.
Il fogliettone, cioè il corsivo che sta in basso.
Una volta stabilita la gerarchia, li inviterei a confrontarla con quella fatta del giornale. Può essere istruttivo e divertente.
Come ultimo passo leggerei l’editoriale, l’articolo più importante, di solito collocato nella prima colonna di sinistra. Poi chiederei loro se lo hanno capito, e se sono d’accordo. E ricorderei che è sempre meglio leggere un articolo che non condividi, perché è una finestra nuova che si apre nel tuo cervello. Chi ha bisogno di essere continuamente rassicurato sulla bontà delle proprie idee, o non ha idee, o non è convinto di quelle che professa.
Arrivato a questo punto chiuderei il giornale e aprirei un bel romanzo.
Evviva la parola scritta, in qualsiasi forma. Ed evviva voi, che ogni giorno dalla cattedra cercate di trasformarla in vita.