Gli insegnanti hanno davanti una realtà complessa. Spesso i ragazzi in classe hanno una soglia di attenzione molto bassa, sono abituati a cambiare continuamente, a saltare da una parte all'altra. Fanno zapping continuamente con il mondo che li circonda. In questo contesto il giornale rappresenta uno strumento per ricondurli a un tipo di approfondimento, prima, e di comprensione, dopo, di un livello superiore. Penso proprio che gli studenti possano utilizzare i giornali come uno strumento di comprensione del mondo. Il discorso da fare agli studenti è tutto sommato semplice: è vero che le notizie le abbiamo ovunque, le abbiamo gratuitamente, le abbiamo su Internet, sui telefonini, alla radio, perfino alla cassa del supermercato o all'autogrill.
Però tutta questa massa di notizie che ci investe ha bisogno di essere ordinata, ha bisogno che qualcuno ci spieghi perché è successa una cosa, ha bisogno di un filo logico e di una chiave di lettura. E la funzione dei giornali è proprio questa: dare una chiave di lettura, aiutare a contestualizzare le singole informazioni. Riordinare le cose. In questa operazione c'è un comune denominatore tra il ruolo di un giornale e quello che dovrebbe essere il ‘succo' della missione educativa di un insegnante. Mettere a conoscenza gli studenti di un consistente numero di nozioni e fatti è solo una parte della mission, penso che la parte più qualificante sia soprattutto dar loro un metodo di apprendimento, di comprensione, di analisi delle cose che siano validi e formativi per attraversare tutti gli anni della scuola, dell'università, e poi entrare nel mondo del lavoro.
Mario Calabresi (Direttore de La Stampa)
Innanzitutto, il giornale non può avere l'ambizione o la presunzione di sostituire un libro di testo. Un giornale è qualcosa che di per sé nasce in pochi istanti la sera prima, così come un sito web nasce e si modifica in pochi istanti. Il quotidiano dura lo spazio di un mattino, ma lascia tracce profonde nella sensibilità e nella cultura di coloro che leggono e che appartengono alla sua comunità di riferimento. Il giornale è una tela di fatti e interpretazioni, ma è una tela mobile, è un ricco caleidoscopio di segnali della società che si contrappone alle immagini fisse, magari più colorate ma
immobili di altri segnalatori e altre forme di comunicazione della società. Come può essere la pubblicità, come può essere tutto ciò che passa attraverso la Rete, o alcuni format televisivi. Il giornale è una tela mobile ed è una carta di identità molto precisa di ciò che siamo, di ciò che siamo stati, di che cosa sono la tradizione e l'identità che
ci hanno formato. Il quotidiano può essere, dunque, un riferimento identitario che lega i nuovi e giovani cittadini alla propria terra, ma nello stesso tempo fornisce loro gli strumenti per capire la complessità e la globalità. Non c'è un altro strumento che possa allo stesso tempo ambire a rappresentare un fattore di identità culturale di una comunità e, insieme, il baedeker utile per comprendere dove va il mondo.
Ferruccio de Bortoli (Direttore del Corriere della Sera)