Era un privilegio nell’antichità, ai tempi di Nerone e Alessandro Magno. Eppure è tornato di moda nel 2013. Si tratta di quella che viene definita “educazione parentale”: la possibilità, garantita per legge dalla Costituzione, per i genitori, di non mandare i propri figli a scuola, provvedendo personalmente alla loro educazione.
In un passato molto lontano se lo potevano permettere le famiglie nobili che affidavano l’educazione dei propri figli, tra le quattro mura della propria casa, a uomini di cultura. Ma sembra davvero incredibile pensare che nel 2013 i genitori trovino il tempo per organizzare un intero percorso formativo che è il più importante nella crescita e nello sviluppo di una persona. Eppure sta diventando una pratica sempre più diffusa. Il meccanismo è questo: le famiglie inviano una lettera al dirigente scolastico dell’istituto di zona (da rinnovare ogni anno) in cui dichiarano di volersi occupare personalmente dell’educazione dei propri figli e autocertificano la disponibilità tecnica ed economica per provvedervi. Perché il percorso abbia riconoscimento giuridico deve essere però certificato con un esame nella scuola pubblica. Su internet è nato anche un sito per creare una vera community online dei genitori sostenitori di quello che all’estero viene chiamato “homeschooling” oppure “selflearning”.
E’ sicuramente un compito oneroso e dispendioso, quello che le famiglie decidono di accollarsi. Non si tratta solo di insegnare le regole grammaticali e le tabelline, ma di un intero processo di socializzazione che è difficile riprodurre senza tutte quelle dinamiche che si innescano solo all’interno di una scuola. Eppure sono tante le ragioni dietro una scelta di questo tipo (secondo quanto scrivono i fondatori di educazioneparentale.org): l’insoddisfazione nei confronti del sistema scolastico attuale, l’impossibilità di trovare una scuola valida vicino casa, il rispetto dell’individualità del proprio figlio, la mancanza di episodi pericolosi e di violenza che potrebbero verificarsi a scuola. Ma soprattutto perché, con l’educazione parentale, si dimostra un senso di responsabilità maggiore nei confronti dei propri figli.
Ma è davvero così?