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venerdì, 18 Ottobre 2013 Gli atenei italiani non occupano i primi posti delle classifiche globali

Nunzio Quacquarelli, ideatore dei Global Academic Surveys, spiega perché

Secondo Nunzio Quacquarelli, inglese con lontane origini italiane e ideatore dei  Global Academic Surveys, (il sistema di analisi dei parametri accademici che vengono tradotti in classifiche mondiali dell’eccellenza) il problema sta tutto nel fatto che le università italiane sono meno appetibili all’estero di quelle americane o inglesi che occupano i primi posti delle classifiche globali. Secondo Quacquarelli le università italiane , solitamente di grande tradizione accademica, vivono una dimensione che lui stesso definisce “locale”. Docenti e studenti non si allontano troppo da casa , il numero delle università, sempre secondo Quacquarelli sembra essere eccessivo, senza contare il fatto che spesso gli atenei italiani sono di piccole dimensioni (parla addirittura di “superlicei”); scarsi investimenti e poca ricerca completano il quadro redatto dal direttore del Qs.

L’ultima edizione del QS World University Rankings ha visto la prima università italiana , l’Università di Bologna, piazzarsi solo al 188esimo posto (e su 800 non è andata tanto male!), seguita dall’Università Sapienza di Roma al 196esimo posto, il Politecnico di Milano al 230esimo posto, l’Università degli Studi di Milano che ha conquistato il 235esimo posto mentre l’Università di Pisa ha raggiunto il 259esimo. Pesa al 50% la reputazione accademica, uno dei criteri principali sui cui si basano le classifiche globali, al 20% la qualità dell’insegnamento. Altri criteri? Le citazioni dei lavori prodotti dagli accademici e la quantità dei docenti e degli studenti internazionali.

In realtà le classifiche globali sono varie e ognuna di queste segue criteri differenti: ad esempio per la classifica Arwu (Academic Ranking of world universities), che esamina le prime 500 università e che è realizzata dalla Jiao Tong University di Shanghai, gli atenei  italiani, come l’Università di Milano e quella di Padova, vengono piazzati  tra il 151esimo e il 200esimo posto, mentre Roma e Pisa salgano nel blocco 101-150. Altro esempio ci viene dato da ranking dei master in Business Administration dell’Economist  la Bocconi, fiore all’occhiello in Italia in quel settore, non figura nemmeno(svetta invece al primo posto Chicago).

Queste classifiche cominciano ad avere un certo peso anche per gli studenti che le vagliano attentamente prima di effettuare la “scelta” sia che decidano di restare nel proprio paese o di frequentare l’università all’estero.

 

Fonte ilcorriere.it




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