Il liceo economico-sociale, conosciuto anche come Les, è stato introdotto con la riforma del 2010, ma non ha mai avuto un grande successo. Partendo dal presupposto che insegnare economia, diritto e scienze sociali anche in un liceo classico o in un liceo scientifico può fornire competenze fondamentali per il cittadino di domani, novantacinque firme del mondo accademico ed economico, tra cui Tito Boeri, prorettore dell’università Bocconi, Salvatore Carrubba, professore di Politiche allo Iulm e Giuseppe De Rita, presidente del Censis. L’appello si base sul concetto di “più cultura economica nella scuola italiana”. I firmatari dell’appello sostengono che “il liceo economico dovrebbe avere un ruolo forte invece è ancora poco conosciuto, ha meno del tre percento degli studenti. Va rilanciato”. È questo un appello che si rivolge a tutto il mondo della scuola ma anche alle famiglie degli studenti. Il coordinatore dei Les in Lombardia, Luca Azzollini, preside all’Istituto Frisi ha annunciato che sono pronti a chiedere la sperimentazione del percorso breve su quattro anni: “un passaggio naturale per le caratteristiche di questo liceo, più vicino al mondo del lavoro e all’estero, perché si studiano diritto, economia, scienze sociali, matematica applicata e due lingue straniere. E si punta molto sull’alternanza scuola lavoro”.
Secondo il direttore dell’Ufficio scolastico lombardo, Francesco de Sanctis, che condivide l’appello, i licei economici, per lo meno quelli lombardi, stanno riscontrando favore e successo: «il liceo economico in Lombardia è stato aperto in 46 scuole, ha ottomila studenti che andranno alla maturità il prossimo anno e duemila nuovi iscritti alle future prime. Per noi sta funzionando bene». Non la pensano allo stesso modo i docenti e gli economisti firmatari, per i quali siamo ancora molto lontani da un’offerta didattica completa e più competitiva, al contrario di quanto avviene in altri paesi europei come la Francia dove questa tipologia di liceo è stata introdotta negli anni Sessanta!
Fonte corriere.it