L’identikit tracciato dall’ultimo test Pisa su quelle che sono le competenze dei giovani quindicenni il mondo soprattutto in materia economico-finanziaria non è certo dei migliori. L’Italia infatti si è piazzata all’ultimo posto tra i paesi esaminati, almeno secondo l’indagine Pisa condotta per accertare il livello di «financial literacy» nel mondo (per l’Italia vi hanno partecipato 7.068 studenti di 1.158 scuole), e penultima (ha fatto peggio di noi sola la Colombia) di tutti i 18 Paesi che sono stati coinvolti nella ricerca. In cima alla classifica troviamo soprattutto i paesi Asiatici, Shanghai in primis. Il punteggio dell’Italia ha evidenziato una situazione peggiore di quanto si potesse immaginare ma in sua difesa ha così riferito Chiara Monticone dell’Ocse: va detto che anche i Paesi con punteggi alti hanno ancora molto lavoro da fare in questo senso. A noi premeva soprattutto sottolineare l’importanza di possedere alcune competenze di base già a 15 anni, perché questi sono ragazzi che stanno finendo la scuola dell’obbligo e presto dovranno scegliere se continuare gli studi o andare lavorare con le implicazioni finanziarie che questa decisione comporta”.
Nei paesi presi in esame, in realtà, ci sono poco esempi di educazione finanziaria a scuola e quando ci sono, sono caratterizzati da un numero esiguo di ore. “Il caso dell’alfabetizzazione finanziaria è un po’ diverso da quello della matematica, delle scienze e dell’italiano. Intanto perché l’insegnamento è stato introdotto solo di recente ed è molto variabile all’interno dei singoli Paesi e poi perché non si impara solo a scuola. In parte è legata anche al contesto familiare, a quanto si parla di soldi in famiglia, eventualmente ai primi lavoretti part-time, ai contatti con prodotti finanziari di base come il bancomat o un conto in banca”. In Italia sono davvero pochi in quindicenni con un conto in banca (44% contro la media dell’Ocse che è del 54%) e questi sono elementi che nel test Pisa conferiscono un maggior punteggio (avere un conto in banca “vale” all’incirca 33 punti in più).
Una buona notizia per i giovani italiani c’è: sei giovani su dieci sono dei risparmiatori e se vogliono acquistare qualcosa che non si possono permettere attendono pazientemente fino a quando non riescono a mettere da parte la somma richiesta. Approfondendo il dato italiano si evince anche che non mancano le disparità tra Nord e Sud (il Nordest è messo meglio, soprattutto il Veneto e il Friuli Venezia-Giulia mentre decisamente peggio, fanalino di coda, la Calabria). Un altro elemento messo in evidenza dallo studio è il gap maschi/femmine: l’Italia risulta infatti l’unico Paese in cui le ragazze vanno peggio dei ragazzi anche nell’educazione finanziaria. La colpa di questo potrebbe essere ancora una volta il contesto socio-culturale: in Italia infatti è più facile che siano i maschi a ricevere la “paghetta” e che per riceverla non debbano neanche impegnarsi più di tanto per ottenerla, al contrario delle ragazze che spesso riescono ad ottenerla solo grazie all’aiuto dato in casa.
Fonte corriere.it