In questi giorni sono stati rivelati i dati del decimo Qs University Ranking, una delle più accreditate classifiche internazionali, che è stato realizzato dall’Istituto di ricerca Quacquarelli Simonds. La ricerca ha preso in considerazione 3.000 università di tutto il mondo, e ne ha valutate oltre 800, tenendo conto di sei diversi fattori: reputazione accademica (che pesa per il 40% del giudizio); giudizio dei datori di lavoro e cacciatori di teste (10%), rapporto docenti/studenti (20%), numero di citazioni per docente (20%), percentuale di studenti stranieri (5%) e docenti internazionali (5%). In cima alla classifica troviamo le università londinesi che la fanno da padrone (tutte piazzate tra i primi 100 posti), seguite dalle università di Boston e Hong Kong (3 per ognuna), e ancora da New York, Parigi, Tokyo, Melbourne e Pechino (che ne piazzano 2). Il podio è costituito dal Massachussetts Institute of Technology (Mit) che per il terzo anno consecutivo si piazza primo in classifica, seguito da Cambridge e, a pari merito, dalla v rivelazione dell’anno: l’Imperial College di Londra. Harvard passa dalla seconda alla quarta posizione, davanti a Ucl (University College London). Nella top ten troviamo poi Oxford, Stanford, la californiana Caltech, Princeton e Yale.
Non ci sono università italiane tra le prime 100. Per scorgere la prima università italiana in classifica dobbiamo scendere al 182esimo posto dove troviamo l’Alma Mater di Bologna che rispetto allo scorso anno è riuscita a guadagnare sei posti. Ciò che impedisce alle università italiane di scalare la classifica è soprattutto la reputazione tra recruiters e cacciatori di teste; anche la proporzione tra studenti e docenti non è delle migliori, soprattutto a causa dei tagli e della recessione. Migliora la situazione quando si parla di performance scientifiche e di reputazione accademica. Ecco le 26 università italiane presenti nella classifica: La Sapienza di Roma (scivola al 202esimo posto, rispetto 196esimo del 2013); il Politecnico di Milano (229esimo posto che guadagna una posizione rispetto allo scorso anno); la Statale di Milano (238esima), Pisa (245esimo posto), Padova (262esimo posto). Seguono poi Tor Vergata (305esimo posto), Federico II di Napoli (345esimo posto), Firenze (352esimo posto), Politecnico di Torino (365posto), Pavia ( 371esimo posto) Università Cattolica del Sacro Cuore (377esimo posto) e infine Torino (394esimo posto).
In generale le università che hanno visto migliorare la loro posizione in classifica sono quelle che hanno, come punto di forza, le cosiddette facoltà Stem (Scienza e Tecnologia); il responsabile della ricerca di QS Ben Sowter afferma che “a seguito della recessione, i finanziatori pubblici e privati hanno posto maggiore attenzione sulla ricerca ad alto impatto nei campi delle scienze, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica, gran parte della quale avviene in istituti specializzati. Le università focalizzate sulla tecnologia sono sempre di più il focus della gara mondiale per l’innovazione. Con finanziamenti pubblici sempre più esigui, le università sembrano ora come non mai impegnate nella ricerca scientifica, in quella tecnologica e nel campo della medicina, aree potenzialmente remunerative”.
Fonte corriere.it