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giovedì, 21 Luglio 2016 È il DNA a definire la propensione ai buoni voti

A dirlo è un nuovo studio del King’s college di Londra che ha analizzato 74 diversi geni

I ricercatori del King’s College di Londra hanno sviluppato un nuovo test per valutare la presenza di 74 geni cruciali per il proseguimento negli studi. La propensione ai buoni voti, o ai cattivi, sembrerebbe essere davvero tutta una questione di geni. Certo non mancano una serie di controversie alla base di questo studio perché il tutto si basa sulla teoria che propende per la predeterminazione genetica a scapito di tutti i fattori “ambientali” e familiari che possono influenzare il rendimento e la continuità degli studi. I ricercatori londinesi - guidati dal genetista del comportamento Robert Plomin che era arrivato a proporre ai ragazzi un test sul Dna per aiutarli a scegliere la scuola giusta - proseguono nella loro ricerca arrivando alla definizione di un nuovo test genetico, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, che al momento sembrerebbe essere il più efficace strumento per predire un comportamento umano sulla sola base del Dna, tanto da pensare, in futuro, di poterlo usare per identificare gli studenti a rischio abbandono scolastico che necessitano di un programma educativo ad hoc.

L’efficacia del modello è stata sperimentata per ora su un campione di quasi 6.000 giovani, dei quali sono stati considerati i voti ottenuti in matematica e inglese a 7, 12 e 16 anni di età. I risultati hanno dimostrato che “e differenze di rendimento tra gli studenti sono dovute quasi per il 10% al solo Dna”, come spiega la prima autrice dello studio, Saskia Selzam. Se questo 10% può sembrare una cosa di poco conto, sottolinea la ricercatrice, bisogna ricordare che la differenza di genere fra maschi e femmine spiega solo l’1% della variabilità del rendimento scolastico, mentre la determinazione pesa per il 5%. “Siamo ad un punto di svolta, per quanto riguarda la capacità di predire sulla base del Dna quelli che sono i punti di forza e di debolezza nell’apprendimento di un individuo” ha aggiunto il genetista del comportamento Plomin, che da anni conduce studi sui gemelli per scoprire il collegamento tra genetica e comportamenti umani. Secondo Plomin, il nuovo test del Dna “potrebbe essere usato per prevedere se un bambino rischia di avere difficoltà nell’apprendimento, in modo da sviluppare programmi di supporto personalizzati in base alle sue esigenze”.

Fonte corriere.it



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