Quella del “quizzone” è tra le tre prove scritte la più temuta. Può essere a domande aperte o a crocette, ma soprattutto può essere l’ancora di salvezza per chi finora non ha brillato molto con le prime due prove. A differenza dei primi due scritti, che vengono preparati a livello centrale dai tecnici del Ministero, la terza prova è diversa per ciascuna commissione d’esame.
Per molti studenti le prove scritte si concludono oggi, 26 giugno, maper quelli le cui scuole sono state sede di seggio, il giorno ultimo sarà domani, 27 giugno). La terza prova è di fatto un compito multidisciplinare sugli argomenti svolti durante l’anno: una sorta di anticipo (scritto) del colloquio orale. La tappa più temuta, dicono gli studenti sui social, ma anche un’ancora di salvezza per chi sa di non essere andato bene nelle prime due prove. Non va comunque sottovalutata, perché mette in palio 15 punti, al pari delle prime due (per un totale di 45 punti assegnati).
A differenza delle altre due prove, la terza non è preparata dal Miur, non ha la stessa durata per tutti, non prevede le stesse domande, nè che le materie siano le stesse. E anche la struttura dei quesiti può variare. Non si può sapere prima quali saranno le materie che ci si troverà di fronte. Si possono però escludere quelle oggetto della prima e della seconda prova, che sono già state in qualche modo già testate, ed è prevedibile che saranno presenti le materie dei docenti esterni. È un insieme di domande a crocette e a risposta aperta che ogni commissione d’esame prepara in autonomia, in maniera collegiale, sulla base delle materie studiate nel corso dell’anno scolastico e tenendo conto delle indicazioni del Consiglio di classe. Le materie inserite, però, potranno essere solo quelle per cui è presente in commissione il docente con i titoli corrispondenti: non possono per esempio esserci domande di biologia se non è presente un professore di biologia. Anche le regole che i maturandi sono tenuti a seguire durante la terza prova, sono stabilite dal consiglio di classe, che ne decide la tipologia, i tempi, le materie coinvolte, gli strumenti ammessi (calcolatrice, dizionario dei sinonimi e dei contrari, ecc.), oltre alla presenza della lingua straniera e i criteri di giudizio. I professori sono autonomi nella scelta delle domande, ma devono comunicare al ministero i contenuti, i metodi, i mezzi, i tempi e i criteri con i quali la prova è stata preparata e quante simulazioni d’esame sono state fatte durante l’anno. Altra regola è che la commissione infatti nello stabilire la tipologia di terza prova deve attenersi ai modelli di terza prova adottati durante le simulazioni fatte durante l’anno e specificate nel documento di classe del 15 maggio. Oggetto della prova sono un massimo di cinque materie, mentre per il numero di domande, le indicazioni variano a seconda della tipologia: se si sceglie la trattazione sintetica, non si possono superare le 5 domande (e la Commissione stabilisce anche un massimo di righe che gli studenti possono scrivere). I quesiti a risposta singola possono variare da 10 a 15: questo tipo di prova prevede una risposta aperta ma limitata a poche righe, di solito non più di 5. La prova maggiormente utilizzata sono i quesiti a risposta multipla: possono essere tra 30 e 40. I problemi scientifici a soluzione rapida sono tipici dei licei scientifici, consistono nel risolvere dei problemi in pochi minuti. Ai tecnici e professionali, l’analisi di casi pratici, da risolvere con gli strumenti acquisiti durante il corso di studi, applicando metodi, regole o ricordando casi affrontati precedentemente in classe. Ai licei artistici viene spesso assegnato lo sviluppo di un progetto: la creazione pratica di un elaborato tramite programmi informatici, plastici, grafici o dipinti.
È noto ormai che questa potrebbe essere una delle ultime occasioni in cui gli studenti dovranno confrontarsi con questo tipo di prova essendo il “quizzone” destinato a sparire dall’anno scolastico 2018-2019, come previsto dal decreto sulla Buona Scuola. Sarà però sostituita da un’altra prova in tarda primavera, ad aprile. Un test Invalsi, nazionale, equivalente anche se diverso per ogni indirizzo scolastico, che deve certificare le competenze degli studenti in italiano, matematica e anche in inglese. Test obbligatorio ma il cui risultato non interferirà con il voto di maturità. Ma la partecipazione all’esame sarà un requisito imprescindibile per l’ammissione alla maturità.
Fonte corriere.it