Secondo l’Associazione Europea per i rifiuti elettrici ed elettronici, la WEEE Forum, che raggruppa consorzi di recupero e produttori privati presenti in tutte le nazioni europee, nel 2018 sono stati prodotti circa 50 milioni di tonnellate di e-waste di cui solo il 20% è riciclato. Quindi questa frazione che viene inserita nelle politiche di raccolta differenziata obbligatoria in tutta Europa presenta un elevato potenziale di crescita in termini di recupero e di riciclo da crearsi nel prossimo futuro. In questa scheda scopriremo insieme quale sia la normativa europea in materia, quali sono le barriere tecnologiche e quale ricchezza si nasconde nei rifiuti tecnologici sotto forma di minerali rari.
RAEE o WEEE?
In italiano si chiamano RAEE, che è l’acronomimo di ‘rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche’, mentre in inglese e nei documenti ufficiali dell’Unione Europea in materia si chiamano WEEE, acronimo di Waste of electric and electronic equipment o anche E-waste. Le famiglie di prodotti giunti a fine vita per motivi di rotture o di obsolescenza, che rientrano in questo insieme, sono diverse e hanno in comune il contenere parti elettroniche o elettriche contenenti sostanze che, se smaltite in modo non corretto, risultano tossiche e nocive per la salute umane se disperse in aria, in acqua o nel suolo.
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