L’impegno del Servizio Pubblico per la parità di genere
di Annarita Di Battista Personal coaching, Corporate coaching, Small Business coaching
Per molto tempo la donna è stata inferiore all'uomo sul piano giuridico, economico e civile e per tanto tempo è rimasta esclusa da tutta una serie di diritti e di attività.
Tante conquiste sono state ottenute verso la sua emancipazione, e, nel tempo, questo concetto si è evoluto.
Questo è emerso anche nella Celebrazione della Giornata Internazionale della Donna[1] del 2022, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti. Il ministro ha ricordato le parole della presidente della Commissione europea, von der Leyen, per la quale “le nostre democrazie sono più forti quando le donne sono coinvolte da pari, non perché le donne sono migliori, ma perché siamo differenti, è la nostra differenza che portiamo come bene comune.” Gli uomini, pertanto, devono essere coinvolti nella determinazione di politiche di uguaglianza. La differenza corresponsabile, quindi, deve essere elevata ad elemento sostanziale del pluralismo e della coesione, della giustizia e della solidarietà.
Sono state, poi, messe in risalto le misure pensate per promuovere l’empowerment delle donne, e, allo stesso scopo, per le famiglie con figli, contenute anche nel Piano di Contrasto alla violenza delle donne, assicurando stabilità di risorse nei centri antiviolenza, e sinergie per proteggere le vittime e i figli.
La parità di genere è, infatti, anche tra le priorità del PNRR (“Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”), e sono previste iniziative volte a permettere alle donne pari dignità e pari opportunità nonostante le differenze, in quanto leva di sviluppo, coesione e inclusione, tra cui:
- miglioramento della banda larga e le connessioni
- potenziamento dell’offerta turistica e culturale, dove prevale la presenza femminile
- valorizzazione dell’imprenditoria femminile
- soglie di occupazione femminile
- rinnovamento del trasporto pubblico locale e potenziamento di quello ferroviario,
- misure per l’edilizia residenziale pubblica per le famiglie monoparentali spesso al femminile,
- maggiore accesso delle donne alle competenze STEM, linguistiche e digitali, sin dalle scuole superiori,
- potenziamento degli asili nido e servizi di cura e assistenza domiciliare e strutture di prossimità per le comunità.
La Rai, in quanto Servizio Pubblico, mette, da sempre al centro le donne, attraverso un racconto che si declina ogni giorno in tutti i generi.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna 2022, la Rai ha dedicato l’intera giornata all’offerta di palinsesti a tema e ha ideato la campagna “Uguali e Insieme”, scegliendo come simbolo dell’iniziativa il segno “Uguale” per sensibilizzare il pubblico sulla Parità di genere in uno spot tv dedicato, una campagna social con i talent Rai –dai conduttori ai giornalisti, e non solo – e un logo che, inserito nello schermo di tutte le trasmissioni, riproduceva il simbolo dell’uguaglianza, celebrando l'articolo 3 della Costituzione Italiana – per cui tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, indipendentemente dalle differenze di sesso, religione, lingua, razza, o qualunque altra caratteristica che possa essere classificata come diversità.
Questa movimentazione della coscienza è finalizzata a ricordare anche che l’obiettivo di essere uguali ha bisogno prima di tutto essere insieme per realizzarlo.
La Rai propone, inoltre, nei suoi programmi, una rappresentazione plurale e non stereotipata della realtà femminile, prevedendo continui approfondimenti per una specifica azione di contrasto alla violenza sulle donne. Promuove attivamente la parità di genere attraverso un’offerta equilibrata, corretta per contenuti e linguaggi, e rivolta a rappresentare la varietà di ruoli assunti dalle donne nella società contemporanea. Per rafforzare tale impegno la Rai ha intrapreso una strada distinta e significativa, con l’obiettivo di contribuire alla crescita sociale, economica e ambientale del Paese, partendo dall'interno dell’azienda perché per essere promotori di un messaggio bisogna anche essere un esempio, basti pensare che nelle ultime assunzioni, dal 2018 in poi, circa due terzi sono donne.
Con tale obiettivo, nel 2021 è stato anche istituito con la Commissione Pari Opportunità dell’Azienda un Tavolo Tecnico per il superamento del Gender Gap in Rai, con lo scopo di accrescere la valorizzazione delle competenze femminili e di contrastare gli stereotipi di genere. Sempre nel 2021 è stata anche istituita la figura dellla/del Consigliera/Consigliere di Fiducia che svolge in totale autonomia, imparzialità e riservatezza compiti di supporto, consulenza ed assistenza nei confronti del personale che ne richieda l’intervento in quanto destinatario di comportamenti o atti di discriminazione, molestie, mobbing e straining.
Rai, in quanto concessionaria del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, ha con lo Stato un Contratto di Servizio, quello attualmente in vigore, 2018-2022[2], obbliga l’Azienda ad assicurare “nell’ambito dell’offerta complessiva, diffusa su qualsiasi piattaforma e con qualunque sistema di trasmissione, la più completa e plurale rappresentazione dei ruoli che le donne svolgono nella società, nonché la realizzazione di contenuti volti alla prevenzione e al contrasto della violenza in qualsiasi forma nei confronti delle donne” (Art. 9. Parità di genere, comma 1).
Il Contratto di Servizio richiede altresì alla Concessionaria di realizzare un monitoraggio che consenta di verificare sia “la rappresentazione non stereotipata del ruolo della donna e della figura femminile nei diversi ambiti della società” (Art. 25 comma 1, lett. p) ii)) e di “promuovere, nella programmazione, il valore dei principi di non discriminazione e della parità tra gli uomini e le donne, […]” (Art. 25 comma 1, lett. q) i); sia di “verificare il rispetto della parità di genere nella programmazione complessiva.” (Art. 9. Parità di genere, comma 2, lett. c).
Un tema così complesso e sfaccettato, come quello della rappresentazione della figura femminile, ha spinto Rai a sviluppare una responsabilità editoriale sempre maggiore nei confronti del pubblico e a realizzare sistemi di monitoraggio sempre più accurati e tempestivi, che consentano di intervenire in tempo reale, se necessario, sulla programmazione. Questo allo scopo di veicolare contenuti sempre più attenti all’opinione femminile e liberi da stereotipi, affinché il Servizio Pubblico contribuisca fattivamente ad una maggiore consapevolezza dell’importanza di questi temi presso l’opinione pubblica, incrementandone il livello di attenzione e contribuendo al contrasto di ogni deleterio fenomeno discriminatorio o, peggio ancora, di violenza nei confronti delle donne.
Relativamente all’offerta multipiattaforma del Servizio Pubblico, particolare attenzione è posta alla corretta rappresentazione della figura femminile; a tal fine, la Rai conduce annualmente analisi sui contenuti della programmazione tv.
L’attività di monitoraggio, svolta dalla Direzione Marketing della Rai in collaborazione con CARES – Osservatorio di Pavia, ha l’obiettivo di analizzare le modalità di rappresentazione della figura femminile all’interno dei programmi Rai, ancorando le categorie di analisi agli standard internazionali di settore e segnalando alla Rai proposte di criticità, possibili violazioni e buone pratiche.
Il Monitoraggio sulla rappresentazione della figura femminile nella programmazione Rai trasmessa nell’anno solare 2021[3] è basato su un’analisi quantitativa e qualitativa[4] di un campione di 1.750 trasmissioni Rai, suddivise nelle seguenti tipologie: Telegiornali (11%), Rubriche dei telegiornali (14%), Approfondimento informativo (30%), Cultura (10%), Intrattenimento (16%), Rubriche sportive (5%), Fiction di produzione Rai (9%) e Spot e campagne socio istituzionali (5%).
Le trasmissioni del campione sono state selezionate tenendo in considerazione il peso percentuale di ciascun genere sul totale delle trasmissioni e adottando anche parametri adattivi di selezione qualitativa, dando quindi priorità a programmi tradizionalmente più esposti a elementi di criticità in termini di rappresentazione femminile e/o di rappresentanza di genere. L’approccio di studio prevede l’integrazione dell’analisi del contenuto con l’analisi del discorso, per meglio valutare le interazioni tra i diversi aspetti di un programma, compreso il non verbale, considerate anche le peculiarità di genere, formato e contesto comunicativo.
Il monitoraggio conferma, con un indice sintetico pari a 8,54 (versus 8,23 nel 2020), la capacità della programmazione RAI di fornire al proprio pubblico una informazione esauriente e completa sui temi e sulle questioni di genere, una rappresentazione delle donne di norma rispettosa e non stereotipata e delle rappresentazioni utili a promuovere i principi di parità di genere e il contrasto a ogni forma di violenza contro le donne.
E’ stato valutato anche l’impiego di un linguaggio equo e inclusivo in termini di genere nelle trasmissioni monitorate, ed è stato riscontrato che l’adeguatezza delle scelte linguistiche rispetto alla corretta rappresentazione della figura femminile è stata pari all’83%. Le trasmissioni considerate pertinenti con il tema della rappresentazione della figura femminile ammontano al 93% e quelle adeguate alla promozione del rispetto dell’identità di genere sono risultate pari al 69%, di cui quelle che contengono rappresentazioni che sfidano sessismo, stereotipi o discriminazioni della figura femminile sono state pari al 62%. La violenza di genere è ben rappresentata nelle trasmissioni che si segnalano per una corretta rappresentazione e per forme attive di contrasto (73,6%).
L’analisi a cui la Rai si sottopone mira proprio a fornire, in linea con la mission di Servizio Pubblico, anche commenti e valutazioni che diano indicazioni per il superamento di stereotipi e ‘bias cognitivi’ alla base del gender gap e individuare le forme della rappresentazione televisiva, e non solo, più adatte.
Infatti, l’analisi è molto accurata e costituisce terreno fertile per futuri cambiamenti. Alcuni di questi aspettiin via di miglioramento riguardano l’incremento dellapresenza di persone e personaggi femminili nelle trasmissioni (36,8% rispetto al 62,9% della presenza maschile) Si evidenzia anche una delle potenziali aree sensibili costituite dalle rubriche sportive in cui la presenza femminile per tipologia di programma scende al 16%, mentre, nella presenza del genere femminile per ruolo televisivo non fiction, nella categoria “conduzione” il gender gap è risultato annullato.
Le osservazioni offrono uno spunto di riflessione su una forma di svalorizzazione in ragione dell’età, definita ‘ageismo’, per cui la presenza di donne meno giovani nelle trasmissioni è inferiore rispetto a quella degli uomini coetanei – che sono più numerosi in tutte le fasce anagrafiche, ma si addensano nelle fasce più anziane. Nella fascia di età over 65 la presenza maschile sale al 74% e si assesta al 71% nella fascia di età tra i 50 e i 64 anni.
Il monitoraggio suggerisce un lavoro di approfondimento sul delicato tema dell’orientamento sessuale di difficile rilevazione per il rischio di effetti di inferenze interpretative dovute all’azione di bias cognitivi in chi deve rilevarla, peraltro ancora spesso sovrapposto alla questione del non binarismo dei generi.
Cambiare le relazioni di potere tra gli individui all'interno di una comunità e sfidare ruoli di genere è una sfida che necessita che la comunicazione, che non a caso figura tra i “goals” dell’Agenda 2030, contribuisca a un riposizionamento di genere rifuggendo scelte di rappresentazione comode perché consolidate e facilmente riconoscibili. È proprio in questa direzione che si muove la Rai, come Servizio Pubblico, per sensibilizzare verso un cambiamento strutturale e una culturalizzazione rispetto all’identità di genere, in continuo divenire, e per confermare il proprio ruolo nel riequilibrare le narrazioni e abbattere le rappresentazioni stereotipate.
Attività: Empowerment femminile!
Rai Documentari ha presentato nel 2021 “La Prima Donna che”[5], un progetto transgenerazionale che unisce la voce delle donne che hanno fatto la Storia a quella delle giovani di oggi che ha visto al lavoro un team tutto al femminile. Si tratta di una rassegna in pillole, costituite da video racconti di poco più di due minuti, dedicata alle grandi donne che, con il loro coraggio e la loro determinazione, sono riuscite a vivere una ‘prima volta’ in diversi campi, dalla Letteratura e l’Arte, fino alla Politica e la Scienza, ma anche il Cinema e la TV, il mondo dell’impresa e delle professioni, e a cambiare così il mondo e la società. In collaborazione con la Commissione Pari Opportunità della Rai, il progetto ricostruisce, grazie al contributo di Rai Teche e al patrimonio di immagini degli archivi storici dell’azienda, figure di donne straordinarie, nomi noti e donne comuni.
Per citarne alcune: Margherita Hack, la prima donna a dirigere un osservatorio; Luisa Spagnoli, prima imprenditrice del Made in Italy; Lina Merlin, prima donna eletta al Senato, da cui l’omonima legge; Maria Teresa de Filippis, prima donna pilota di Formula 1; Francesca Serio, prima attivista contro la Mafia; Bianca Maria Piccinino, prima a condurre un telegiornale in Italia; Angela Giussani, prima ad aver fondato una casa editrice per fumetti e Cecilia Mangini, la prima documentarista in Italia.
Trenta biografie ispiratrici di innovative donne che hanno combattuto contro gli stereotipi del loro tempo e capaci, con la loro determinazione e passione, di anticipare i tempi, aprire strade nuove, scardinando pregiudizi, sfidando i principi retrogradi della società. Ogni storia è accompagnata dalla voce narrante di una testimonial, trenta giovanissime ragazze tra studentesse, insegnanti, attrici, scrittrici, scelte per rappresentare la figura femminile del nostro tempo, in un grande racconto corale di empowerment femminile.
Le video pillole non solo hanno trovato spazio ogni giorno sulla prima rete Rai ma sono fruibili anche su RaiPlay, con una pagina dedicata.
Recentemente, nella trasmissione "La Rai incontra"[6], , tra gli appuntamenti dedicati a temi sociali di attualità a cura di Rai per la Sostenibilità ESG, è stata proposta una puntata dal titolo "8 marzo per ricordare". La missione è quella di offrire una chiave di lettura nuova, dando voce ai protagonisti e avvalendosi del contributo di un pool di esperti. L'obiettivo è far acquisire consapevolezza e fornire consigli utili.
Su RaiPlaySound, infine, sono stati pubblicati tre volumi e altri nuovi episodi del podcast “Italiane”[7], una produzione realizzata in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’Editoria, Ministero Pari Opportunità e Famiglia, Direzione Rai Radio e RaiPlaySound, che propone i ritratti di oltre 250 donne a partire dal Risorgimento, di cui è doveroso conservarne la memoria e proseguirne l'impegno.
Queste pillole possono costituire un materiale idoneo ad impostare un’attività suIl’empowerment al femminile, cioè la capacità di prendere decisioni in autonomia e di ottenere dei risultati.
Le ragazze potrebbero trarre ispirazione e consapevolezza delle opportunità, i ragazzi potrebbero sviluppare empatia e consapevolezza dei loro atteggiamenti.
Svolgimento (Durata minima 2 ore anche suddiviso in più incontri)
1. VISIONE DEL MATERIALE
Le video pillole potrebbero essere visionate individualmente ed autonomamente prima dell’incontro oppure si potrebbe dare la possibilità di visionarli all’inizio dell’incontro con i propri dispositivi o in un laboratorio informatico.
2. SCELTA DI UNA FIGURA IN PARTICOLARE
Invitare i ragazzi a scegliere una o più delle figure raccontate.
3. BRAINSTORMING
Il conduttore apre un dibattito. A turno ciascun partecipante esprime:
- Quale “stereotipo” ha smentito la protagonista da lui/lei scelta?
- Quale nuova convinzione ha coltivato per realizzare il suo obiettivo?
- Quali conoscenze e competenze sono state fondamentali per affrontare la sua sfida?
- Quali azioni concrete hanno permesso di ottenere il risultato?
Gli altri possono eventualmente condividere le proprie osservazioni.
Se il gruppo fosse poco numeroso o ingestibile, questo dibattito potrebbe essere svolto con la modalità brainstorming con tutto il gruppo, raccogliendo i dati in una mappa concettuale condivisa, a cura del conduttore oppure suddividendo i ruoli tra i partecipanti. Altrimenti, si potrebbe procedere dividendo in sottogruppi che collaborino in un padlet. Si predispongono nel padlet tanti post quanti sono i sottogruppi e si invita ciascun sottogruppo ad inserire le proprie considerazioni nel post corrispondente al proprio gruppo.
4. SLOGAN
Suddividere in sottogruppi (potrebbero essere gli stessi eventualmente organizzati nella fase precedente) di pochi elementi per elaborare uno slogan di sensibilizzazione sociale che potrebbero trarre dalle storie scelte. Ciascuno sottogruppo potrebbe decidere su quali delle scelte individuali concentrarsi oppure far riferimento a un messaggio che le accomuna.
Dare la possibilità di creare una frase o anche un artefatto (disegno, file multimediale, ecc…) magari prendendo spunto da alcuni esempi presenti in rete, quotidiani o affissioni, per far riflettere sull’ipocrisia di una società che si dichiara moderna e democratica e che in realtà preclude ancora oggi alcuni diritti fondamentali alle donne.
In tema di inclusione, come in tante altre emancipazioni culturali, è necessario l’allineamento di diversi protagonisti: la scuola, non solo l’alunno, ma anche insegnanti, dirigenti e assistenti, la famiglia e altre realtà educatice, tutte insieme non possono esimersi dal proporre un modello di rapporto uomo/donna che si fondi sulla costruzione di un dialogo emotivamente sano e slegato da luoghi comuni e preconcetti purtroppo ancora oggi imperanti. Per questo motivo l’attività potrebbe vedere il coinvolgimento di tutte le parti anche solo tramite interviste che creino uno spazio di riflessione sul tema.
La Violenza cresce sull’indolenza
Un’altra attività proponibile ai ragazzi, adeguando il linguaggio alle diverse età, potrebbe essere dedicata alla violenza di genere per sensibilizzare, diffondere consapevolezza, sviluppare empatia e riflettere sulle strategie adottabili per superare e prevenire episodi di violenza.
La struttura cooperative learning chiamata thinking-aloud pair-problem-solving (TAPPS – in italiano: risoluzione di problemi a coppie pensando ad alta voce) si presta bene a questo scopo.
- Gli studenti si raggruppano in coppie all’inizio della lezione e da soli si assegnano i ruoli, (a) ad uno e (b) all’altro, senza sapere i compiti che saranno dati a ciascuna lettera.
- Utilizzando un dispositivo, si avvia la ricerca di parole chiave nel portale di RaiNews24[8] e si cercano tutte le notizie che contengono “Violenza di genere”. Si potrebbe anche proporre un’inchiesta specifica: “Spotlight - Diritto di famiglia. La vittimizzazione secondaria delle donne che hanno subito violenza di genere”[9] o altri approfondimenti, con riferimenti normativi per rendere l’attività multidisciplinare.
- Scelgono la notizia di loro interesse.
- L’insegnante informa che lo studente (a) è colui che spiega, mentre (b) e quello che pone le domande (o viceversa).
- Dopo 10 minuti, il docente interrompe gli studenti e chiama coloro che avevano il compito di porre le domande per spiegare alla classe cosa è emerso e quali strategie si potrebbero adottare per prevenire questo tipo di eventi.
- Gli studenti poi si scambiano i ruoli e continuano a lavorare, riprendendo dal punto in cui erano giunti.
- Dopo altri 10 minuti si ripete il punto 5.
- Alla fine della lezione gli studenti avranno raccolto varie riflessioni e collegamenti che si potrebbero riunire in un brainstorming, alla lavagna, con dei post- it oppure su una lavagna digitale.
Come in ogni attività di cooperative learning, che, per sua naturale valenza, crea le condizioni per far sperimentare le soft skills e prepara anche ad un’attitudine all’ascolto empatico dell’altro, l’insegnante gira tra i gruppi, osserva quello che stanno facendo, pone domande e offre aiuto se richiesto, prendendosi cura della comunicazione adottata nei gruppi, in modo che sia essa stessa inclusiva.
Altre idee
Visto il buon esempio della Rai a promuovere all’interno del proprio organigramma la parità di genere, sarebbe interessante, soprattutto per alcuni indirizzi scolastici, approfondire:
- Cos'è il diversity management nelle aziende?
- Perché è importante?
La scuola potrebbe interfacciarsi con qualche azienda del territorio che si sta impegnando su questo fronte e invitare una figura di riferimento per dare occasione ai ragazzi di porre domande.
A tal fine sarebbe utile dedicare del tempo alla preparazione delle domande: un ottimo esercizio di riflessione e comunicazione e un valido stimolo per osservare la realtà e condividere i propri dubbi e le proprie opinioni.
Tutte le fasi necessitano un’attenzione particolare alle categorie di disabilità, DSA e BES presenti nel gruppo e di piccoli accorgimenti per svolgerle a distanza.
[1] https://www.raiplay.it/programmi/celebrazionedellagiornatainternazionaledelladonna
[2] Contratto di Servizio 2018-2022
http://www.rai.it/trasparenza/Contratto-di-servizio-e6731507-23ae-41bf-83dd-bf99b44b66ec.html
[3] Report monitoraggio figura femminile
https://www.rai.it/dl/doc/2022/06/28/1656409866777_Monitoraggio%20Figura%20femminile%20Pluralismo%20sociale%20e%20Coesione%20sociale%20Rai%202021_Analisi%20dei%20contenuti.pdf
[4] La metodologia prevede due livelli, il primo quantitativo e il secondo fondato su una valutazione umana assistita da misurazioni numeriche e algoritmi in grado di mitigare una eventuale soggettività interpretativa.
[6] https://www.raiplay.it/programmi/laraiincontra
[7] https://www.raiplaysound.it/programmi/italiane
[8] https://www.rainews.it/