imagi//osservatorionline.it/media/2021/09/Logo Tribuna.png

Introduzione all'iniziativa speciale

Promossa in collaborazione con Rai

 di Annarita Di Battista Personal coaching, Corporate coaching, Small Business coaching

 

Giunta ormai al decimo anno di collaborazione, la partnership tra Rai e l’Osservatorio Permanente Giovani-Editori consente a docenti e studenti che aderiscono al progetto “Il Quotidiano di Classe” di confrontarsi edizione dopo edizione su tematiche funzionali allo sviluppo di una coscienza critica verso la realtà che ci circonda.

Il progetto ha lo scopo principale di creare un ponte tra il contesto contemporaneo e l’educazione alla conoscenza che non può prescindere dallo sviluppo delle competenze trasversali, cioè sapere, saper fare, sapere come fare e saper essere e saper vivere insieme agli altri.

Per formare i cittadini del futuro e promuovere una forma di società sostenibile e inclusiva è necessario dare modo ai giovani di esprimersi, sperimentare e valorizzare quello che sono in grado di fare, così potranno dare il loro apporto costruttivo alla civiltà e alla cultura. 

L’uso dei media consente di esplorare approcci alternativi all’educazione per tutto l’arco della vita, che è “un’esperienza che si matura di giorno in giorno, sottolineata da periodi d’intenso sforzo per capire dati e fatti complessi, ed è il risultato di una dialettica multidimensionale” e “produce la gioia della scoperta”.[1]

L’educazione può essere in grado anche di sviluppare nei giovani una informazione e comprensione critica circa la natura e le categorie dei media, le tecniche da loro impiegate per costruire messaggi e produrre senso, i generi e i linguaggi specifici”[2], intendendo i media “non solo come strumenti, ma come linguaggio e cultura”.

I contenuti mediatici non hanno un predeterminato scopo educativo, ma - come per ogni strumento - è necessaria una progettazione per utilizzarli in modo efficace e favorire l’apprendimento e la diffusione di valori.

Freire, nel suo saggio “La pedagogia degli oppressi”[3], sosteneva che la liberazione passa attraverso la presa di coscienza e l’educazione problematizzante, intesa come dialogo. Il suo metodo di alfabetizzazione è caratterizzato dal dialogo sui temi generatori, che una volta individuati vengono implementati, codificati, decodificati e interpretati. In questo processo egli utilizzava i disegni per rappresentare i temi generatori e costruire nell’azione dialogica l’apprendimento, basato, perciò, sulla collaborazione con chi apprende, distribuzione di informazioni, unità e organizzazione.

La codifica e decodifica attraverso le immagini permette, infatti, l’interazione tra il cervello emozionale e cognitivo, analitico e creativo, auspicata oggi dalle neuroscienze. Il progresso ha messo a disposizione immagini sempre più complesse, fino ad arrivare a prodotti multimediali e addirittura esperienze di realtà aumentata. Il materiale televisivo svolge facilmente questa funzione di strumento mediatore di codifica e decodifica del vivere sociale.

 

L’apprendimento innovativo non è “soltanto un processo individuale. Come esperienza sociale, esso richiede apprendimento con e grazie agli altri, attraverso discussioni e dibattiti sia con i coetanei sia con gli insegnanti”[4].

 

Parità di genere, linguaggio inclusivo e attuale, coesione sociale, attenzione alla diversità, racconto dello sport paralimpico, informazione in prima linea anche e soprattutto in situazioni di emergenza: questi sono alcuni dei punti di forza in cui il Servizio Pubblico è stato costantemente impegnato negli ultimi anni e orienta i progetti futuri. Questi temi sono oggetto delle cinque schede didattiche su cui studenti e docenti svilupperanno percorsi formativi di analisi del linguaggio radiotelevisivo.

 

Ogni scheda è un’opportunità di esplorare l’enorme patrimonio dei contenuti resi disponibili dalla Rai, anche in un momento successivo alla trasmissione programmata. Questo progetto non vuole fornire delle risposte unidirezionali ma vuole essere un’occasione di stimolare ulteriori domande, ampliare i punti di vista sulla base di un approccio interdisciplinare e trovare nuovi significati.

 

La centralità del ruolo della donna e l’attenzione alla parità di genere sono il focus della scheda didattica “Donne: valore del Paese. L’impegno del Servizio Pubblico per la parità di genere”, che illustra l’impegno attivo del Servizio Pubblico nel racconto quotidiano della programmazione, veicolando una rappresentazione plurale e non stereotipata della realtà femminile, volta a illustrare la varietà dei ruoli assunti dalle donne nella società contemporanea e in specifico contrasto alla violenza di genere e le azioni concrete con cui la parità di genere è promossa attivamente in Azienda. 

Con l’obiettivo di contribuire alla crescita sociale, economica e ambientale del Paese, la Rai ha previsto e continua a prevedere numerose misure per la parità di genere e per la valorizzazione del ruolo femminile all’interno dell’Azienda, attraverso nuove politiche di assunzione e con l’istituzione, ad esempio, di un tavolo tecnico per il superamento del gender gap in Rai, per accrescere la valorizzazione delle competenze femminili e contrastare gli stereotipi di genere. 

Ogni anno, la Direzione Marketing della Rai, in collaborazione con CARES - Osservatorio di Pavia, conduce analisi di monitoraggio della figura femminile all’interno dell’offerta multipiattaforma Rai, per verificare la rappresentazione non stereotipata del ruolo della donna e della figura femminile, il rispetto della parità di genere nella programmazione complessiva e promuovere i principi di non discriminazione e della parità tra gli uomini e le donne.

 

“Il ruolo dell’informazione in tempo di guerra” è la scheda che mette in luce una delle principali vocazioni del Servizio Pubblico, rappresentata dalle testate giornalistiche Rai: informare, aggiornare, divulgare - anche e soprattutto in situazioni emergenziali, come nel caso della guerra in Ucraina - con dirette, edizioni speciali, corrispondenze degli inviati sul fronte e dalle capitali mondiali, per fornire ai telespettatori costanti aggiornamenti sugli sviluppi della situazione.

 

Informazione in prima linea, ma non solo: il valore della parola e l’importanza del linguaggio sono per il Servizio Pubblico elementi fondanti di ciascuna iniziativa che promuove e trasmette attraverso tutti i mezzi.

 

La scheda “Il valore della parola - Non solo informazione. Il linguaggio nei programmi Rai” pone attenzione al valore della parola nel dialogo quotidiano della Rai con milioni di spettatrici e spettatori.

La declinazione del linguaggio nell’offerta televisiva, radiofonica, multimediale è al contempo una grande sfida e una grande responsabilità per il Servizio Pubblico, che si fa portavoce di una rappresentazione della società promuovendo la formazione di una cultura della legalità e delle pari opportunità, il rispetto della persona e il contrasto a ogni forma di violenza scegliendo un linguaggio di imparzialità, indipendenza e pluralismo, contrastando il linguaggio d’odio attraverso la diffusione e la pratica attiva di una comunicazione non ostile, promuovendo sempre più il linguaggio come strumento di semplificazione e accessibilità.

Il valore della parola è una sfida stimolante che permette al Servizio Pubblico di innovare, avvicinarsi a nuovi target, parlare ai più giovani grazie alla sperimentazione di nuovi linguaggi, in grado di giocare, inventare, divulgare e intrattenere attraverso formati testuali, visivi e non solo che pongano al loro centro il contenuto e nuovi modi di raccontare.

 

Il racconto dello sport nella programmazione del Servizio Pubblico può diventare strumento di inclusione e di vera e propria rivoluzione nel panorama del racconto televisivo. “Il racconto dello sport: inclusione e sport paralimpico” è la scheda che spiega il legame di lunga data tra la Rai e lo sport paralimpico. Raccontare lo sport paralimpico come si fa con quello olimpico non è solo una questione di lessico e registro: è una battaglia contro il pregiudizio e l’esclusione.

 

Questo è uno degli obiettivi che il Servizio Pubblico continua a perseguire anche attraverso il consolidamento di pratiche di coesione sociale per promuovere la crescita della qualità della propria offerta complessiva, come definito dal Contratto di Servizio e illustrato nella scheda “Coesione sociale. Le “buone pratiche” del Servizio Pubblico Rai per rafforzare senso di comunità e inclusione”.

Il concetto di coesione sociale, insieme a quello di sviluppo sostenibile, ha assunto nell’Unione Europea la valenza di ideale a cui tendere e attraverso cui orientare e valutare le scelte relative alle politiche sociali anche e soprattutto per il Servizio Pubblico radiotelevisivo e multimediale la cui missione è promuovere la coesione delle comunità e del Paese, parlando alle diverse componenti della società e stimolando la partecipazione attiva e consapevole alla vita delle istituzioni nazionali, europee ed internazionali. Coesione sociale non significa omologazione o uniformità, al contrario: significa prendere le distanze dalle disuguaglianze e dalle disparità di trattamento pur sapendo al contempo valorizzare positivamente le differenze di ciascuno.

Gli ambiti in cui la Rai ha contribuito a rafforzare la coesione sociale sono molteplici, non solo attraverso campagne di raccolta fondi e campagne di sensibilizzazione, ma anche e sempre più nell’insieme della programmazione radiotelevisiva e online: dall’accessibilità e inclusione nell’offerta e nella traduzione in diretta dei programmi per renderli fruibili ai cittadini con disabilità ipo-sensoriali alla creazione di nuovi format che mettono al centro le persone e le loro unicità; dalle nuove direzioni specializzate nel racconto di tematiche sociali alla sensibilizzazione sui problemi sociali nelle serie per ragazzi; dalla nuova programmazione per l’alfabetizzazione e l’inclusione digitale, fino alla declinazione della coesione attraverso iniziative nell’offerta radio e multipiattaforma che arricchiscono i palinsesti declinando il racconto della diversità attraverso storie, problemi e momenti di vita quotidiani. 

Per la Rai la coesione sociale è un obiettivo a cui tendere con risultati rilevabili, attraverso un costante monitoraggio della programmazione e l’istituzione di sistemi operativi, quali la pubblicazione nel 2021 - da parte dell’Ufficio Studi Rai - di un volume[5] per esaminare obiettivi, norme e pratiche del nostro Servizio Pubblico radiotelevisivo e dei principali media europei. L’analisi ha consentito di definire una griglia di analisi per rendere il concetto da teorico a operativo, attualizzabile nelle politiche aziendali e quindi misurabile.

 

La nuova Rai, nella sua offerta complessiva e in particolare in prima serata TV, guarda al tema dell'inclusione cercando di ribaltare le prospettive, con l'obiettivo di mettere in luce il valore che ogni forma di diversità è in grado di esprimere nella società



[1] Rapporto all'UNESCO della Commissione Internazionale sull'Educazione per il Ventunesimo Secolo,

Jacques Delors - Armando Editore, 1997

[2] https://www.medmediaeducation.it/cosa-e-la-media-education/

[3] La pedagogia degli oppressi, Milano, Mondadori, Autore: Paulo Freire, 1ª ed. originale: 1970, prima edizione in italiano: 1971, Titolo originale: Pedagogia do oprimido, Lingua originale: portoghese.

[4] Ripensare l’educazione Verso un bene comune globale? https://www.sustainabledevelopmentschool.it/wp-content/uploads/2019/07/ripensare-leducazione-unesco.pdf Il documento è stato fonte di altre osservazioni.

[5] Coesione sociale. La sfida del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale, Rai Libri, 2021