Alberto Frizzerin,
Spin Off Università degli Studi di Padova
Occorre promuovere una maggiore consapevolezza degli effetti che i social media e i media tradizionali hanno sui processi decisionali e sulle azioni individuali e sociali. Tale aspetto risulta fondamentale soprattutto in età adolescenziale in cui i pari e “gli idoli” veicolati dai mass-media rappresentano un punto di riferimento per la creazione di idee e la costruzione di valori nell’adolescente.
Gli algoritmi utilizzati dagli Internet Server Providers hanno un importante ruolo nel creare e diffondere le fake news, ovvero quelle notizie false diffuse intenzionalmente nella rete Internet che possono tranne in inganno i lettori, i consumatori, i cittadini e gli elettori (Milano Digital Week 2019).
Da un lato, è noto che gli ISP utilizzano algoritmi che sono in grado di selezionare le informazioni da proporre all’utente; selezione che non tiene conto delle notizie più attendibili e veritiere ma mira a “ritagliare” le notizie sul profilo dell’utente.
I ricercatori hanno rilevato che gli italiani dicono di non avere dubbi sul significato del termine fake news e di sapere che esistono. Inoltre, quasi i tre quarti ‒ il 73% ‒ dichiarano di essere in grado di riconoscerle (percentuale che arriva quasi all’80% tra i più giovani). La stessa fiducia non è però riposta nella capacità altrui: solo il 35% ritiene che le altre persone siano in grado di distinguere le notizie vere da quelle farlocche (è ciò che risulta da “Media e fake news”, il sondaggio realizzato da Ipsos (società multinazionale di ricerche di mercato e consulenza) per Idmo (Italian Digital Media Observatory), l’hub nazionale contro la disinformazione coordinato dal centro di ricerca Data Lab dell’Università Luiss Guido Carli.).
Comunque un italiano su 9, a prescindere da quanto si senta sicuro di individuare le bugie internettiane, giura di «fare almeno un’attività di controllo davanti a un’informazione online».
Come?
Il 50% verifica la credibilità dell’informazione cercando di informarsi meglio e controllando su diversi siti. Il 44% controlla anche l’autenticità dell’indirizzo del sito web e il 31% verifica se è regolarmente aggiornato. Tanti comunque non si preoccupano di accertare la fondatezza di ciò che leggono, vedono o ascoltano. Semmai le attività di controllo sono diffuse soprattutto fra i più giovani e coloro che hanno titolo di studio più elevato: «il 61% si accerta di autori e link, il 56% fa comparazioni con altri indirizzi web, il 38% bada che il sito sia aggiornato. Percentuali che crollano tra i più adulti e i meno scolarizzati».
Ciò detto, emerge un problema: che cosa bisogna intendere per «affidabilità delle informazioni»? Pochi negano che una notizia pubblicata sulla pagina di un divulgatore ‒ dallo scienziato al debunker, dallo storico all’economista ‒ sia più credibile di altre prive di riscontri documentari e/o scritte da persone qualsiasi (Brando, Treccani Atlante, 2022). Tuttavia, quasi tutti ritengono che la ripresa di una notizia da parte di «diverse fonti di informazioni sia segno di affidabilità; aspetto di per sé non del tutto vero». Non solo, il 60% ritiene che «una notizia sia più affidabile quando condivisa da tante persone (quota più alta tra i più giovani e i meno istruiti)» e il 55% che «sia più affidabile se condivisa da un amico molto attivo sui social».
Comunicare, dal lat. communicare, mettere insieme, in comune. Dall’etimologia, è intuitivo di come la comunicazione e la condivisione di informazioni, oltre che fondamentali per la creazione di relazioni sociali, siano alla base per l’arricchimento di conoscenze e del sapere personale.
La comunicazione, include infatti sia aspetti relativi al contenuto che alla relazione, e nell’acquisire e valutare un’informazione, la dimensione relazionale, la fonte da cui si riceve l’informazione, diviene una sorta di filtro rispetto ai contenuti trasmessi. In passato il dialogo, lo scambio di informazioni avvenivano principalmente vis a vis. Oggi, nell’epoca del web e dei social network, soprattutto gli adolescenti tendono ad avere una comunicazione “digitale” i cui contenuti sono spesso veicolati dalle informazioni presenti nel web e nelle relative piattaforme, come ad esempio Facebook, Instagram, Twitter, Instagram, Tik Tok, Twitch.
Molti adolescenti sono oggi esposti ad una vastità di informazioni non sempre corrette, alle volte incomplete e/o filtrate da pensieri e opinioni personali. Inoltre, la condivisione in tempo reale di notizie da parte degli utenti del web, amplifica in modo esponenziale la diffusione di notizie false. Questo rende sempre più urgente favorire la consapevolezza rispetto ad un utilizzo responsabile delle informazioni che si condividono e diffondono. Nonostante gli innumerevoli aspetti positivi derivanti dalla rivoluzione tecnologica nel favorire la possibilità di accesso e condivisione di saperi e conoscenze, dall’altra parte è fondamentale prendere consapevolezza e fornire strumenti e strategie per gestire gli effetti negativi dovuti al grande cambiamento nel mondo della comunicazione.
Nella proliferazione di notizie, falsate, false, ambigue del tempo moderno diviene interessante provare a comprendere cosa rende le fake news così attraenti da riuscire ad adescare tanti lettori. Ci sono motivi differenti e vari che appartengono a scelte stilistiche, quindi al modo in cui sono presentati i contenuti, all’impatto del canale di diffusione e al suo funzionamento. Tutti questi fattori nascondono una leva psicologica che gioca un ruolo nell’orientare, manipolare, strumentalizzare un certo tipo di informazione.
Proviamo a guardare un po’ più nel dettaglio che cosa può succedere quando leggiamo una notizia.
Intanto bisogna apprendere che in questo momento storico siamo bersagliati da articoli, opinioni, suggestioni che provengono da tanti format diversi ma tutti, o quasi, appartenenti al mondo del web.
Obiettivi:
Promuovere lo sviluppo di un pensiero critico e riflessivo dinanzi alle notizie a cui gli studenti sono esposti; favorire la consapevolezza della responsabilità di condivisione e divulgazione delle notizie; promuovere la messa in atto di un atteggiamento critico che includa strumenti e strategie specifiche per una condivisione responsabile delle notizie.
Metodologia:
1.Brainstorming
Questa attività, è molto utile in quanto permetterà allo studente di focalizzare la sua attenzione sul tema permettendogli di recuperare le informazioni che già possiede e le esperienze maturate.
Ne consegue che le informazioni che l’insegnante fornirà saranno apprese con maggiore consapevolezza favorita da una motivazione intrinseca elevata. La tecnica del brainstorming consente di rievocare i vissuti emotivi e le rappresentazioni sociali e culturali rispetto all’argomento trattato.
2.Spiegazione del docente
3.Lavoro individuale
4.Condivisione delle informazioni
Svolgimento:
1. Brainstorming:
Il docente chiederà agli studenti di riflettere ed esprimere le loro idee e le loro informazioni partendo da queste domande:
Spiegazione docente
Il docente presenta alcune fake news, misinformazioni e disinformazioni e il Decalogo #BastaBufale mettendo in risalto e contestualizzando i punti relativi alla condivisione di notizie:
Attività
Lavoro individuale:
Condivisione e riflessione in classe sui punti di comunanza e divergenza riscontrate nella modalità di ricerca (strumenti), sui contenuti della stessa e sul proprio pensiero critico.
Proposta di svolgimento:
Gli studenti divisi in gruppi di lavoro devono costruire una true news e una fake news sullo stesso argomento da scambiarsi in classe per poi ritrovare le vere.