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Bioeconomia: qualche definizione per capire

Maria Vezzoli

 Formatore OPPI, già docente di scienze nelle scuole secondarie superiori

 

Ma che cosa è questa bioeconomy, o, meglio, bioeconomia, visto che se ne parla tanto e che più di 50 Paesi al mondo, Italia compresa, l'hanno messa al centro delle proprie strategie di crescita? Non facciamone una parola magica, ma aiutiamoci con qualche definizione importante e condivisa. In USA per esempio - troviamo nel sito governativo della Casa Bianca, nei documenti stilati durante la presidenza Obama - è definita come una "economia basata sull'uso della ricerca e dell'innovazione nelle scienze biologiche per creare attività economica a beneficio pubblico". Tale definizione è tuttora adottata in USA. Una definizione abbastanza conosciuta, messa a punto da due ricercatori svedesi molto seguiti, Kes   McCormick e Niina Kautto, della Lund University, la descrive come "un'economia in cui gli elementi di base per materiali, prodotti chimici ed energia derivano da fonti biologiche rinnovabili". 

Gli organismi dell’Unione Europea hanno messo a punto definizioni anche più dettagliate: l’ OECD ( Organization for Economic Co-operation and Development)ci dice che la bioeconomia è l'insieme “delle attività economiche relative all'invenzione, sviluppo, produzione e utilizzo di processi e prodotti biologici" mentre la commissione Europea la definisce "la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la conversione di queste risorse e flussi di rifiuti in prodotti a valore aggiunto, come alimenti, mangimi, prodotti a base biologica e bioenergia”. Se la definizione della Commissione Europea ci appare la più "ricca", non possiamo non cogliere che il nucleo di tutte queste definizioni l'utilizzo di materiali biologici per creare prodotti, i cosiddetti bioprodotti, e anche generare energia. È evidente quindi quanto il concetto di bioeconomia sia strettamente legato, ma non sovrapponibile, a quello di economia circolare. Incentivare l'impiego di scarti agricoli e sottoprodotti della produzione alimentare diventa così leva per la creazione di prodotti a maggiore valore aggiunto, evitando il conflitto potenziale con la produzione di cibo. 

La bioeconomia d'altra parte è decisamente circolare, fondata sostanzialmente sul ciclo del carbonio, che le piante e gli altri organismi fotosintetici catturano dall'atmosfera, immettendolo nei sistemi biologici.

Il concetto di bioeconomia è a volte confuso con quello di biobased economy. Il concetto di bioeconomia è molto più ampio, comprende tutte le aree e i settori coinvolti nella produzione e nell'impiego di risorse biologiche, mentre la cosiddetta biobased economy riguarda solo l'uso non alimentare delle medesime risorse. 

Concludiamo questa carrellata con una breve sintesi dal sito Eni[1]:

“Si chiama bioeconomia e comprende le attività che sfruttano in maniera intelligente le risorse di origine biologica, secondo un’impostazione circolare sempre più avanzata che permette di non sprecare e incrementare il valore delle attività produttive”.

La bioeconomia interessa quindi vastissimi settori: agricoltura, allevamento, silvicoltura, industrie alimentari, materie plastiche, industria farmaceutica, industria del legno e della carta, industrie biotecnologiche, acquacultura, silvicultura, pesca, gestione dei rifiuti, produzione di energia.

Dal già citato sito Eni ricaviamo anche informazioni sull’importanza della bioeconomia in Italia a confronto con gli altri Paesi europei: “ In valore assoluto, ci collochiamo al terzo posto, dopo Germania (oltre 400 miliardi) e Francia (quasi 360 miliardi), ma in rapporto relativo su bioeconomia e totale delle economie europee, l’Italia si colloca al primo posto, a pari merito con la Spagna e molto in avanti rispetto a Germania e Regno Unito.”

 

Documentarsi per lavorare con i ragazzi

La lunga premessa e l’overdose di definizioni ci aiutano, per così dire, a fare il punto. La scuola non può certo ignorare il concetto di bioeconomia e può proficuamente farne uso nell’insegnamento di pressoché tutte le discipline in un’ottica di formatività. Troppo spesso ancor oggi i ragazzi si chiedono il senso di studiare le materie scolastiche: a cosa mi serve la chimica, la fisica, la storia…

Gli insegnanti sanno che le discipline sono modi di guardare il mondo, nascono come tentativi di rispondere a intere “famiglie” di problemi e domande dell’umanità. Ebbene, ogni disciplina, e tra le prime chimica e biologia, ma anche fisica, matematica, storia, geografia etc.

Per capire il senso della forte spinta verso la bioeconomia servono proprio informazioni importanti, approfondite e capite, per conoscere i cicli biochimici naturali, il funzionamento degli organismi viventi e degli ecosistemi. Conoscere la geografia e la natura/struttura del nostro pianeta e dell’universo di cui fa parte. Conoscere i principi base della termodinamica: è proprio da una riflessione sulla natura del pianeta Terra, termodinamicamente chiuso, che nasce il concetto di limite biofisico della crescita. E anche conoscere la storia dell’umanità, dell’evoluzione sociale e tecnologica e via di questo passo. Solo così si potrà capire il senso dell’auspicato passaggio dall’ economia fossile alla bioeconomia.

Documentazione si può trovare nel già citato sito ENI: https://www.eni.com/it-IT/economia-circolare/bioeconomia-italiana.htm

cui aggiungiamo un interessante esempio: https://www.eni.com/it-IT/media/news/2017/05/eni-la-raffineria-di-gela-rappresenta-un-modello-di-bioeconomia.html

Aggiungiamo alcuni link e indicazioni bibliografiche utili per approfondire l’argomento:

- un interessante documento della regione Lazio “A scuola di futuro con la Bioeconomia” 

 https://www.lazioinnova.it/app/uploads/2021/12/Startupper-Tra-i-Banchi-di-scuola_Bioeconomia.pdf;

- un importante documento governativo ricco di informazioni che spiega e propone la bioeconomia come modalità di ripresa in seguito alla pandemia Covid-19:  https://cnbbsv.palazzochigi.it/media/2019/bioeconomiacircolare_ripresapaese_cnbbsv-flg.pdf;

- un documento sintetico sulla bioeconomia come nuovo modello di sviluppo di Donato Romano, dell’Università di Firenze: https://agriregionieuropa.univpm.it/it/content/article/31/32/la-bioeconomia-un-nuovo-modello-di-sviluppo,

- un testo (si trova anche in e-book) molto esauriente: Mario Bonacorso, Irene Ruiz “Che cosa è la bioeconomia”, Edizioni Ambiente SrL, 2019

 

Con i ragazzi:

Uno studio in ambito territoriale

Siamo stati molto sulle generali, ma che cosa possiamo fare in pratica? Il concetto di bioeconomia ha una forte valenza globale e insieme territoriale. Promuoviamo uno studio/ricerca in ambito territoriale su (solo qualche domanda-esempio):

- Che cosa si fa per sfruttare i rifiuti?

-  Vi sono aziende di biocompostaggio?

- Vi sono aziende o anche piccole imprese che producono bioprodotti? Quali?

- Vi sono attività di ripristino delle aree biodegradate?

- Che cosa si fa per sensibilizzare i cittadini ai problemi legati all’eccesso di rifiuti non riutilizzati, dello spreco alimentare, del consumo di suolo?

 

Sarà necessario accompagnare sia il lavoro di documentazione e quello di ricerca sul campo con una mappa, un glossario. Le parole che emergeranno sono tantissime, nuove e vecchie: scriviamole e memorizziamole in un file. Ma scriviamole anche a mano, con il pennarello, su un grande tabellone: una modalità vecchiotta ma sempre efficace ai fini dell’apprendimento e della memorizzazione. Un elenco, una mappa, entrambi: sono indispensabili!

 

Concludendo

Si dice che la natura sia insieme sprecona ed economa: riflettiamo su questo doppio volto del mondo naturale. La natura produce tanto e ricicla. Bastano pochi e semplici esempi. Insetti e pesci fanno miliardi di uova che verranno mangiate da altri organismi. Se dalle uova nascono miliardi di larve, anche esse serviranno in buona parte a nutrire altri animali. Un numero infinito di decompositori ricicla ogni genere di rifiuto organico: copiamo questa capacità della natura di non “buttare via niente” ma di riutilizzare tutto… non arriveremo a tanto, ma almeno proviamoci.

Vivere bene entro il nostro limite è la sfida del nostro secolo.



[1] https://www.eni.com/it-IT/economia-circolare/bioeconomia-italiana.htm