"Lettera ad una professoressa"

Una “lettera” si trasforma in una “email”: a distanza di cinquant'anni cambia il mezzo di comunicazione ma non il contenuto

Lettera a una professoressa

“Lettera ad una professoressa”, libro scritto nel 1967 da alcuni ragazzi della scuola di Barbiana, sotto la supervisione di Don Lorenzo Milani, è un testo che oggi, a ormai cinquant’anni dalla sua pubblicazione, si potrebbe definire quasi “datato” ma che in realtà è assolutamente attuale.  Né da un esempio calzante Beppe Severgnini che qualche giorno fa ha scritto una “Email a una professoressa” estrapolando alcune frasi del testo di Don Milani e dei suoi ragazzi e riportandole ai giorni nostri perché come afferma Severgnini  “c’è un po’ di Barbiana nella buona scuola all’italiana”.

Ecco alcune delle frasi che Beppe Severgnini ha riportato “alla luce”:

“Chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito. Veniva accolto come voi accogliete il primo della classe. Sembrava che la scuola fosse tutta solo per lui. Finché non aveva capito, gli altri non andavano avanti” si legge in “Lettera ad una professoressa”: il ruolo dell’insegnate è quello di insegnare (da in e signo), di lasciare un segno nei propri allievi senza fare alcun tipo di selezione, per riuscire a scoprire le inclinazioni ancora nascoste e portarle in superficie.

Ieri come oggi “La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde.” : nel corso dell’ultimo anno scolastico la scuola italiana ha perso il 18 per cento degli iscritti. I ragazzi di oggi sono diversi da quelli di ieri, hanno diverse fragilità e sono a volte spinti verso percorsi di studio inadeguati. Spetta spesso all’insegnante, non diversamente da quanto accadeva in passato, riuscire a contribuire alla formazione di questi giovani: un giovane che abbandona  fa si che “la scuola diventi un ospedale che cura i sani e respinge i malati” come proferiva Don Milani.

“Un’altra materia che non fate e che io saprei è educazione civica. Qualche professore si difende dicendo che la insegna sottintesa dentro le altre materie. Se fosse vero sarebbe troppo bello”. Oggi,accanto all’educazione civica Severgnini pone l’educazione digitale con il docente e lo studente che danno vita ad una sorta di insegnamento biunivoco: al docente il compito di educare alle norme, allo studente quello di insegnare le nuove tecnologie. Non è mai troppo presto, o troppo tardi, per insegnare ai ragazzi che ogni azione commessa porta ad una conseguenza  e oggi gli strumenti di comunicazione di massa possono essere molto pericolosi se non saputi usare con attenzione. 

Fonte Corriere della sera.it