Il Giornale in Ateneo

Il progetto “Il Giornale in Ateneo” è un progetto che si rivolge a tutte le Università italiane. Nasce nel 2007 con l’idea di accompagnare i giovani nel loro percorso di avvicinamento all'informazione di qualità.
Studenti Giornale in Ateneo

Progetto

Il progetto de "Il Giornale in Ateneo" ha come obiettivo principale quello di attualizzare le materie di studio facendo sì che i docenti universitari possano aprire le porte delle proprie aule universitarie alla concretezza che l'informazione di qualità può dare. Dal 2007 ad oggi i docenti sono stati invitati ad utilizzare lo strumento didattico"quotidiano" del giornale, sia in formato cartaceo che in formato digitale, nel corso delle proprie lezioni.

Lezioni in aula: per 10 lezioni, a semestre, il docente ha la possibilità di utilizzare lo strumento "quotidiano" cartaceo o digitale (Il Sole 24 Ore Corriere della Sera QN - La Nazione, Il Giorno, il Resto del Carlino) per attualizzare la propria materia di studio, in totale autonomia didattica.

Per aderire al progetto

Ogni anno l'Osservatorio Permanente Giovani-Editori riserva solo ad un numero limitato di docenti la partecipazione all'iniziativa.

Tutti i docenti interessati a partecipare al progetto "Il Giornale in Ateneo", sia nel  primo che nel secondo semestre, possono contattare la Segreteria per ulteriori informazioni tramite posta elettronica all'indirizzo adesioni@osservatorionline.it o al numero 055 417373.

Si precisa che essendo stato stabilito un numero massimo di adesioni, la Segreteria si riserva di accettare o meno le richieste che perverranno.

Il giornale in ateneo

La storia del progetto

Nel corso del 2007 l’Osservatorio Permanente Giovani-Editori lancia una nuova sfida nell’ambito della formazione, spostando l’attenzione dal mondo della scuola a quello dell’università: questa sfida si chiama “Il Giornale in Ateneo” ovvero l’attualizzazione delle materie di studio attraverso l’uso dell'informazione di qualità come strumento didattico “quotidiano” nelle aule universitarie.

Il progetto nasce nel corso dell’anno Accademico 2007-2008 con una sperimentazione, presentata a Firenze davanti ad un ristretto numero di professori universitari, e il coinvolgimento di 63 docenti e 25 atenei. Questa fase test ha avuto la durata di un semestre, quatto mesi che hanno messo in evidenza l’entusiasmo dei docenti e degli studenti, ma anche, e soprattutto, la varietà delle esperienze, delle metodologie e degli ambiti disciplinari con i quali l’iniziativa può entrare in contatto. L’entusiasmo della fase test ha portato ad una nuova sperimentazione, nel corso dell’anno Accademico 2008-2009, della durata di un’intera annualità: 74 università italiane, tre testate leader Corriere della SeraIl Sole 24 Ore e il QN, un format più strutturato e due momenti di incontro per i docenti, il primo a Firenze e il secondo a Roma, durante i quali è stato possibile scambiare esperienze e suggerimenti.

Superata con successo anche questa seconda sperimentazione il progetto ha cominciato a conquistare sempre più docenti (150 è limite massimo dei partecipanti per ogni anno Accademico) che si sono avvicendati nel corso delle edizioni finora realizzate, e a coinvolgere 75 università.

Archivio Materiali

Leggere i quotidiani all'università: consigli per l'uso

A distanza di alcuni anni dall’avvio del progetto Il Giornale in Ateneo, ci siamo rivolti ad alcuni docenti universitari con esperienza pluriennale nell’uso didattico dei giornali (in formato cartaceo e digitale) nelle discipline giuridiche, economiche, pedagogiche e della comunicazione, le cui esperienze e valutazioni vengono sintetizzate nelle schede che seguono. Una ulteriore scheda (Scheda 5) offrirà uno sguardo trasversale sui punti di forza e di criticità nell’uso dei quotidiani, sulla valutazione degli studenti durante le lezioni tenute grazie all’uso dei giornali e sulle idee per il futuro proposte dai docenti intervistati.

Si ringraziano i professori Elisabetta Gola (Università degli studi di Cagliari), Maria Luisa Zuppetta (Università del Salento), Michele Aglieri (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) e Roberto Fini (Università degli studi di Verona).

Scheda 1: Istituzioni di diritto pubblico – Il giornale cartaceo in aula

Motivazioni e obiettivi

La materia concerne la vita delle nostre Istituzioni, dunque il suo studio e approfondimento consente di conoscere come deve/dovrebbe funzionare il sistema, cosa sia l’ordinamento statale, quali siano i poteri dello Stato, come esso debba essere organizzato, quali siano i diritti e i doveri dei cittadini etc. L’utilizzo dei quotidiani aiuta a comprendere ciò di cui prevalentemente trattano i mass media.

La motivazione principale è pertanto dimostrare che lo studio del diritto pubblico è utile, serve per capire tante cose, e la lettura del giornale in aula consente di dimostrare agli studenti che la materia non è astratta, bensì concreta, concerne la vita quotidiana e la realtà del nostro Paese.

L’obiettivo principale è far sì che gli studenti sappiano come effettivamente il sistema debba funzionare, quali siano i ruoli e le funzioni degli organi di governo, e imparino a valutare i comportamenti a cui assistono, possano leggere le notizie e capire, senza farsi condizionare, ma siano liberi di valutare e discernere.

Attività proposte agli studenti

I quotidiani vengono utilizzati una volta a settimana durante un’ora di lezione, in due modi:

1) come quaderno di esercizi, per dimostrare che i temi di cui si discute a lezione sono concreti, riguardano la vita quotidiana e che quindi conoscerli aiuta a capire cosa accade nella realtà;

2) come spunto di riflessione, come occasione per affrontare un tema nuovo e diverso, traendo spunto per affrontare o approfondire una certa tematica.

Temi affrontati con più frequenza

Prevalentemente si affrontano i temi legati alla vita delle Istituzioni, al ruolo del Presidente della Repubblica, del Governo e del Parlamento, ma anche alla politica in generale, agli strumenti di democrazia diretta, alle riforme, alla laicità dello Stato, al razzismo, alle unioni civili, al bullismo, all’Europa, alla violenza negli stadi, alla violenza nei confronti delle donne, alle guerre, al fondamentalismo islamico, allo sport. Tutto può fare da stimolo per una discussione e un approfondimento in aula che abbia una ricaduta sullo studio del diritto pubblico/costituzionale.

Scheda 2: Microeconomia – Il giornale cartaceo in aula

Motivazioni e obiettivi

Le motivazioni sono legate alla possibilità di fare riferimento alla cronaca economica nel corso delle lezioni e di trarre qualche spunto che possa servire agli studenti per elaborare le loro tesi di laurea.

Gli obiettivi raggiunti sono stati un maggior interesse da parte degli studenti per ciò che accade in ambito economico e la maggiore consapevolezza di quanto la teoria possa servire per comprendere i problemi.

Attività proposte agli studenti

In relazione anche al tempo concesso dalla didattica universitaria, si sono alternati due tipi di attività:

1) una lettura guidata e in profondità di singoli articoli;

2) la segnalazione di articoli di particolare interesse riferibili alla materia e ai suoi temi, lasciando agli studenti il compito di leggerli in autonomia.

Temi affrontati con più frequenza

I temi affrontati con più frequenza sono quelli maggiormente legati alla cronaca e alle urgenze del nostro tempo, come la crisi finanziaria, la Brexit o la disoccupazione.

Scheda 3: Laboratorio di comunicazione giornalistica online

Motivazioni e obiettivi

Lavorando in un corso di Scienze della comunicazione gli obiettivi possono essere molteplici:

1) sollecitare la lettura dei quotidiani per informarsi e poter vivere in maniera più consapevole le decisioni e gli accadimenti che riguardano territorio ed enti di interesse;

2) sviluppare una capacità di analisi relativamente al linguaggio utilizzato, a strumenti di scrittura efficace e alle caratteristiche del mezzo ‘quotidiano’;

3) sviluppare una capacità di lettura critica, esercitando l’abitudine a confrontare diverse testate.

Attività proposte agli studenti

Gli studenti vengono sollecitati a scegliere un giornalista da ‘seguire’, di cui leggere con costanza i pezzi, che possa diventare per loro un riferimento.

Vengono anche proposte attività di scrittura di diversi tipi di articoli: recensione, cronaca, opinione, etc. mostrando esempi attraverso i quotidiani.

Sono utili anche le ricerche – rese più semplici dall’uso delle versioni digitali dei quotidiani – per parole chiave su temi specifici ed estesi a qualche anno: per esempio, per una ricerca sulla comunicazione sanitaria gli studenti hanno dovuto esaminare gli articoli pubblicati su temi a loro scelta apparsi negli ultimi due anni nel Corriere della seraLa RepubblicaIl Sole24ore e nei siti web, allo scopo di valutarne affidabilità, leggibilità, comprensibilità, coerenza.

Temi affrontati con più frequenza

Le caratteristiche della comunicazione efficace nella scrittura; i concetti teorici affrontati nel corso di teoria dei linguaggi, che si trovano esemplificati nei testi giornalistici: pertinenza, metafore, linguaggio figurato, iconicità, adeguatezza dei codici a seconda del contesto e del tema (codici visivi e verbali); la deontologia; le differenze tra le pubblicazioni nei quotidiani (nei formati cartaceo o digitale) e l’informazione presente nel web. 

Scheda 4: Pedagogia dello sviluppo e della comunicazione – Il giornale digitale in aula

Motivazioni e obiettivi

I quotidiani permettono rapidi e frequenti “agganci” fra l’attualità della cronaca e le categorie e i modelli della pedagogia sociale e culturale, permettendo agli studenti un guadagno in termini di sviluppo di capacità critica. In questo senso, poter disporre dei giornali costituisce un valore aggiunto insostituibile per la didattica, fornendo esempi e “storie” sempre nuovi.

L’obiettivo principale, dunque è la formazione di competenze e la capacità di leggere criticamente e saper discutere il dato immediato. Trattando il corso il tema della comunicazione in chiave educativa, lo stesso giornale costituisce un oggetto di studio (linguaggi, potere di rappresentazione, impatto formativo).

Attività proposte agli studenti

Le attività proposte sono di tre tipi:

1) raccolta, sulla piattaforma e-learning del corso, di articoli scelti dagli studenti, per compore nel tempo una sorta di portfolio della classe;

2) lettura e discussione in aula, nel corso di alcune lezioni dedicate, di articoli scelti dagli studenti o proposti dal docente;

3) possibilità di dedicare, in vista dell’esame, un elaborato alla trattazione di un tema di interesse pedagogico attraverso l’analisi critica di articoli.

Temi affrontati con più frequenza

I temi più dibattuti riguardano i “luoghi” dell’educazione come la scuola, la famiglia, l’università, il lavoro, l’informale (gruppi, contesi amicali e di aggregazione) e alcuni dei temi più attuali come l’alfabetizzazione, le difficoltà scolastiche, il bullismo, il rapporto con le tecnologie etc.

Scheda 5: Uno sguardo trasversale

Punti di forza e criticità nell’uso dei quotidiani

L’uso dei giornali è senz’altro utile per stimolare interesse da parte degli studenti e per avvicinarli ai temi di una disciplina. Inoltre vi è la possibilità di lavorare sulle notizie e sul modo in cui sono state scritte, lavorando sui condizionamenti e sui punti di vista. Occorre cercare di guidarli verso la conoscenza completa di una vicenda, per poi aiutarli a farsi un’idea personale e libera.

La criticità maggiore sta nella diffusa disinformazione degli studenti, nell’abitudine a non leggere, a non informarsi, a non acquistare i quotidiani, a limitarsi alla pagina sportiva o degli spettacoli saltando il resto, oppure ad informarsi solo via internet, leggendo ciò che capita. Di conseguenza all’inizio non sempre è semplice stimolarli, con il rischio che l’ora di lettura venga interpretata come ora di pausa, intervallo, o qualcosa del genere; per cui in una prima fase, è meglio individuare notizie “forti”, esempi eclatanti, notizie che possano catturare la loro attenzione, incuriosirli oltreché presentare loro gli obiettivi dell’attività e la serietà di cui essa è portatrice.

La valutazione degli studenti

Talvolta il lavoro svolto con i giornali entra nel gioco della valutazione sommativa del corso o di valutazioni parziali: gli elaborati e le ricerche vengono valutate come parte integrante del processo di valutazione dell’esame o di attribuzione dell’idoneità in un laboratorio. Altre volte si lascia che l’utilizzo dei quotidiani sia una sorta di “palestra” delle idee e della maturazione all’interno del corso, e si preferisce non appesantire le attività con un successivo momento certificativo.

Informazione tradizionale e innovazione didattica

La lettura del quotidiano, che spesso viene ancora bistrattata ed etichettata come pausa perditempo di distrazione, si eleva, invece, in Ateneo, a strumento di lavoro per stimolare gli studenti alla lettura di quotidiani e creare un collegamento tra lo studio e l’attualità.

Un’osservazione condivisa dai docenti impegnati nel progetto "Il Giornale in Ateneo’", riguarda la difficoltà e l’impegno necessario a valorizzare anche nei confronti degli studenti, con le dovute eccezioni, una didattica non tradizionale, in cui loro devono prendersi delle responsabilità, esprimere il loro senso critico, invece di essere dei semplici destinatari di informazioni e allenare perciò concentrazione, memoria ed attenzione carente nell’attuale “mondo istantaneo”.

Purtroppo i Social sono diventati lo strumento prediletto di consultazione, divulgazione e di interpretazione delle notizie, si rende, perciò, necessario creare consapevolezza sulla differenza tra una testata giornalistica, a cui corrispondo delle persone a cui far riferimento, e l’inaffidabilità dei Social o del web, ove manca la possibilità di risalire a chi pubblica quell’informazione e per quale scopo.

La lettura del cartaceo è, inoltre, diversa in termini percettivi da quella dei testi digitali e il fatto di sfogliare il giornale, nelle sue varie sezioni, consente di attirare l’attenzione su nuovi temi. Nella ricerca digitale, invece, i risultati saranno limitati in base alle parole cercate, invece, il processo di navigare su internet, nel senso comune, si associa a garanzia di autonomia e libertà di scelta, in realtà, i risultati sono condizionati da algoritmi presenti nei motori di ricerca.

Attraverso ‘Il Giornale in Ateneo’, si cerca di far sperimentare anche una lettura trasversale della stessa notizia su giornali diversi e di osservare e confrontare le strategie comunicative adottate dalle diverse testate in modo da educare alla ricerca di informazione di qualità e di acquisire strumenti per diventare, oltre che fruitori, anche eventualmente produttori di ulteriore informazione di qualità.

L’esperienza ha una valenza dal punto di vista didattico:

- sia perché consente di innovare la didattica e di coinvolgere in maniera diretta gli studenti, poiché non si parte dal programma ma, viceversa dai loro interessi;

- sia di generare apprendimento a lungo termine, consentendo allo studente di collegare passato, presente e futuro e di dotarsi di uno strumento da reiterare all’infinito.

Tutti i docenti hanno avuto modo di apprezzarne la validità dell’esperienza e le potenzialità, anche se si riscontrano notevoli differenze nelle modalità adottate in termini di:

- Grado di strutturazione dell’esperienza, o, viceversa, autonomia;

- Libertà di scelta degli articoli, che a volte è svolta dal docente, a volte è lasciata alla libera iniziativa dello studente, a volte limitata agli argomenti connessi alle tematiche del Corso, a volte lasciata alla piena di libertà di interesse degli studenti anche ad articoli non direttamente connessi al Corso per un allargamento delle prospettive;

- Tipo di attività didattica svolta:

  • dalla Lezione frontale classica o Lezione interattiva (gli studenti hanno un ruolo 'prioritario' rispetto al docente);

  • dal Seminario al laboratorio, o un misto di teoria e pratica;

  • dalla prevalenza di Esercitazioni in aula a Esercitazioni fuori dall'aula (biblioteca, a casa, per es.)

  • da discussioni per piccoli gruppi di studenti, con momenti anche individuali, a condivisioni plenarie 

- Confronto o integrazione con gli altri Media oppure no;

- Valutazione o riconoscimento di crediti Formativi oppure no. Ad esempio, sono stati sperimentate le seguenti strategie:

  • Punti in più per gli studenti frequentanti e dimostrano di aver letto effettivamente, un bonus per gli esami;

  • 1 CFU, configurando un laboratorio di 25 ore incentrato sulla lettura dei quotidiani;

  • Voto finale o voto intermedio, basandosi in genere su una tesina, oppure, come riporta un’indagine svolta in precedenza, una domanda d'esame (su 6 a risposta aperta) che prevede di commentare/analizzare i temi trattati nel corso dell’iniziativa oppure il commento ad un articolo di giornale costituisce parte dell'esame finale;

  • Nessun punto e nessuna valutazione, lasciando apprezzare l’esperienza e l’impegno senza alcun controvalore se non la loro crescita personale e professionale;

- Presenza direttiva o cooperativa del docente, o assenza del docente dall’aula;

- Aspettative nelle capacità dei ragazzi di esprimere le proprie opinioni e partecipare attivamente ed essere in grado di dare oltre che ricevere o sfiducia e, di conseguenza, tendenza al controllo per colmare questa attesa povertà di risorse;

- Ore dedicate al progetto pari al minino di 10 ore oppure aumentando il periodo o i giorni in cui si possono ricevere i quotidiani attraverso accordi con altri colleghi di aderire per giorni diversi, copertura di due semestri oppure utilizzando il progetto per più corsi.

- Epilogo finale dell’esperienza che può consistere in:

  • una rendicontazione del lavoro, per cui alcuni percorsi confluiscono nella elaborazione di un testo finale, individuale o collettivo;

  • semplice condivisione orale in plenaria, eventualmente anche attraverso la lavagna;

  • nessuna delle precedenti, sapendo che l’esperienza darà i suoi frutti.

Questa molteplicità di varianti dovrebbe incoraggiare, i docenti che, eventualmente, fossero spaventati dall’impegno necessario a intraprendere il progetto, perché le testimonianze riportano che può essere proposto in modo personalizzato in base alle preferenze e risorse del docente, anche in modo semplice lasciando che l’esperienza stessa inneschi il processo desiderato. La sfida si presenta anche per i docenti nel lasciare emergere la curiosità e ingegnosità latente negli studenti che necessita spazio di fecondità. I docenti, che da anni aderiscono al progetto, si auspicano che gli studenti abbiano ancora la possibilità di una continuità dell’esperienza negli anni del loro percorso di studi, attraverso l’adesione di più docenti in più corsi.

Inoltre, occasioni come il convegno organizzato dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori sono molto gradite da studenti e docenti poiché vengono messi a confronto i principali protagonisti del mondo dei media nazionale e internazionale con circa 250 studenti tra coloro che partecipano nelle scuole secondarie all’iniziativa de ‘Il Quotidiano in Classe’ ed alcuni studenti de   ‘Il Giornale in Ateneo’.

Comunicazione: Intervista alla Professor Rolando Marini

Con il Professor Rolando Marini, docente dell’Università per Stranieri di Perugia, abbiamo parlato della sua lunga esperienza di laboratorio. Il Prof. Marini ha strutturato delle linee guida del laboratorio per chiarire le modalità con cui si deve svolgere, arricchendolo di volta in volta di opzioni dato anche la specializzazione in Comunicazione del corso in cui si svolge, tanto da enucleare molti aspetti in cui l’esperienza con “Il Giornale in Ateneo” può esplicarsi.

Intanto, tutti i gruppi devono informarsi sulla storia di ciascuna testata, poi ci sono vari tipi di laboratori tra cui i gruppi possono scegliere in modo tale però che siano equamente distribuiti:

1. Linea Politico-Editoriale e Composizione Strutturale su una Testata:

    a. Bilanciamento sezioni tematiche in cui si classificano gli articoli per temi e si stimano le pagine dedicate;

    b. Abbinamento sezioni-pubblicità, analizzando connessione tra contenuto, taglio, identikit del lettore e pubblicità;

2. Prime Pagine a Confronto nella divisione della prima pagina su due Testate;

3. Bilanciamento Cronaca/Politica e sensazionalismo su due Testate; 

4. Partigianeria Politica nella narrazione di vicende politiche;

5. Confronto On line/Off line della stessa Testata nell’aggiornamento giornaliero, nell’uso delle immagini, nella collocazione, nella titolazione e nella quantità;

6. Commenti e opinioni offerti da due Testate, su temi e visione;

7. Pagine Culturali inserite nelle Testate, confrontare più copie per sottosezioni, macrotemi, modalità di trattamento della Cultura, lettore tipo.

 

Dal 2. al 7. le riflessioni vengono, per completezza, anche ricondotte alla linea politico-editoriale delle Testate.

 

A.: Allora mi racconti, intanto, come è venuto a conoscenza del progetto, da quanto tempo aderisce?

Prof. R. M.: Penso che sono circa 12 anni che aderisco al progetto. È stato molto utile, abbiamo organizzato esercitazioni in gruppo attraverso, appunto, la disponibilità dei giornali, prevalentemente in Triennale, e adesso ho cominciato ad utilizzarlo anche in Magistrale, quest’anno, per la prima volta.

A.: Perfetto! In quali corsi lo utilizza?

Prof. R.M.: Precedentemente si chiamava ‘Teoria e Tecnica della Comunicazione di Massa’, dopo si è chiamato ‘Sociologia della Comunicazione di Massa’, adesso si chiama ‘Sociologia dei Media’, in cui io dedico una parte al sistema dell’informazione in Italia, alle teorie sul Giornalismo, e quindi poi la cosa sfocia con la presentazione di questa esercitazione e degli obiettivi dei singoli sotto-temi. Adesso poi per la magistrale, il corso si chiama ‘Sociologia del Giornalismo Internazionale.’ Dunque, i ragazzi vengono organizzati per temi. Allora, normalmente io faccio ‘Composizione e strutturale e linea politica-editoriale’, questo è uno, nel senso che analizzando i contenuti per le perfezioni tematiche, devono individuare appunto, le preferenze di strategia editoriale delle tre testate a confronto. Normalmente a coppie, cioè Nazione a confronto di Corriere, Corriere a confronto con il Sole, etc... Però ultimamente ho fatto anche le singole Testate, in modo tale che avessero la capacità e la possibilità di approfondire, quindi non più comparazione ma nella singola Testata. Poi faccio il confronto tra Cronaca e Politica, cioè spazio dedicato alla Cronaca e spazio dedicato alla Politica, con l’analisi dei temi. Poi faccio il ‘Confronto On line-Off line’, quindi loro debbono confrontare lo stesso giorno, anzi il giorno che precede l’arrivo del giornale cartaceo, devono guardare l’evoluzione della prima pagina del giornale on line, in tre ore del giorno predeterminate, mattina, pomeriggio e sera dopo cena. Dopo si passa ai I ‘Commenti’, analisi dei commenti di esperti, politici e opinionisti, e poi faccio le ‘Pagine Culturali’, tutto ciò che riguarda l’informazione culturale. Quei ragazzi che fanno il primo tema, cioè linea politico-editoriale, fanno anche l’analisi della pubblicità, siccome il nostro corso è un corso di Comunicazione pubblicitaria, almeno un curriculum dei due è Comunicazione Pubblicitaria, lascio questo spazio affinché sia più aderente al loro percorso. Praticamente, loro devono analizzare il tipo di pubblicità, cioè le marche, gli oggetti, metterle in relazione con il lettore tipo, che viene analizzato anche attraverso i dati Audipress.

A.: Quindi integrate con altre informazioni. Mi diceva che dividete in gruppi, in generale per ognuno di questi temi ci sono delle linee guida in comune? Vengono suddivisi in gruppi gli studenti?

Prof. R.M.: Allora praticamente ho davanti circa 60 studenti frequentanti, l’esercitazione non è obbligatoria, quindi io mi trovo davanti più o meno 50 studenti, si dividono normalmente in gruppi da due a quattro, massimo quattro partecipanti, ciascun gruppo sceglie il suo tema, sulla base di questo menù che le dicevo e possono anche essere al massimo tre gruppi sullo stesso tema, però devono diversificare le testate. Quindi possono fare ciascuno un lavoro che ha la sua specificità, non si ripete normalmente una duplicazione.

A.: Quindi, ciascun gruppo ha il giornale fisicamente davanti a sé, consultano il giornale?

Prof. R.M.: Si si decide che il lavoro si basa sulla base delle copie messe a disposizione da “Il Giornale in Ateneo”.

A.: Quindi, che reazione ha visto da parte degli studenti al progetto?

Prof. R.M.: Loro sono molto interessati, pian piano scoprono, una realtà che non conoscevano, vale a dire il giornale cartaceo, nella sua integrità. Perché l’abitudine di utilizzare internet per l’informazione li pone normalmente davanti alla singola notizia. Le scelte tematiche, le trovano molto interessanti, e loro stessi mi hanno sollecitato, sulla base di un’osservazione che io feci, anche sarcasticamente, rispetto alle esperienze degli anni passati, quando ho proposto lo studio delle pagine culturali, loro hanno detto: “ma noi lo vogliamo fare! Molto interessante!” Hanno aperto anche questo fronte.

A.: Ottimo, perché una delle domande, era appunto: “quali sarebbero gli aspetti che migliorerebbero la realizzazione del progetto?” Cosa le piacerebbe avere di più?

Prof. R.M.: Sicuramente, un’altra testata.

Avere anche delle copie digitali, per il docente, questo potrebbe essere interessante, perché a lezione si possono utilizzare proficuamente, proiettando, selezionando alcuni articoli, anche se devo dire io poi uso una lavagna elettronica, che mi consente di proiettare ciò che sta sul piano di proiezione. Negli anni, io e i miei collaboratori, abbiamo molto migliorato la messa a punto, non soltanto la messa a regime ma anche la messa a frutto di questo regime.

A.: Questo è interessante, dotandosi di questi strumenti, quindi? Secondo lei, è un vantaggio avere il giornale fisico, tattile, come si rapportano i ragazzi rispetto a questo?

Prof. R.M.: Eh, come dicevo per loro è una novità molto interessante, insisto molto sul fatto che comprendere un giornale cartaceo per loro è una cosa indispensabile, e normalmente dalla stragrande maggioranza dei giudizi, che riportano, è una scoperta che li lascia sorpresi favorevolmente.

 A.: Immagino! Quindi lei mi diceva, che organizza il gruppo di studenti, li divide in sottogruppi, ciascun sottogruppo sceglie il tema, discutono tra di loro e, infine, qual è l’epilogo del laboratorio?

Prof. R.M.: Elaborano una relazione finale che presentano alla classe e a me.

A.: Quindi l’attività rientra nella valutazione?

Prof. R.M.: Assolutamente si! Anche perché ciascun gruppo tematico, è corredato di specifiche linee guida, per poter condurre il lavoro. Poi facciamo due o tre volte assistenza ai gruppi, per poter chiarificare come devono lavorare. Si conduce l’esercitazione con tutti i crismi, anche se non li facciamo lavorare in aula, li facciamo lavorare fuori dall’orario di lezione, lasciandogli un tempo abbastanza dilatato, che possano anche organizzarsi nel migliore dei modi, proprio in quanto gruppo.

A.: Quindi la maggior parte del lavoro avviene fuori dall’aula?

Prof. R.M.: Si, però la spiegazione delle linee guida e l’assistenza ai gruppi avviene in aula, affinché poi alcune tematiche possano essere condivise da tutti i gruppi. Alcune tematiche metodologiche devono essere condivise da tutti i gruppi.

A.: Mi sembra una struttura metodologica interessante da mettere in evidenza. Ho un’altra domanda sulla valutazione, la valutazione di questo elaborato corrisponde alla valutazione totale del corso oppure si integra?

Prof. R.M.: No, allora negli anni abbiamo un po’ cambiato, prima per promuovere questa esercitazione e promuovere anche l’approccio al giornale cartaceo, che per loro è abbastanza strano e sconosciuto, io avevo garantito un bonus di due punti a fine esame.  Adesso ci stiamo orientando verso una formula differente, praticamente dando delle valutazioni che poi si integrano nell’esame stesso.

A.: Ha un po’anticipato una delle domande che avrei voluto farle, cioè se, secondo lei, valutare il lavoro è una leva didattica che stimola gli studenti a partecipare.

Prof. R.M.: Si, assolutamente, cioè debbono percepire che quell’impegno ha un valore in sé, che non è diluito in mezzo ad altre cose. Poi chiaramente, ecco, loro, com’è noto, un semestre in realtà è un trimestre, ed hanno tante attività che sono anche un po’ concorrenti tra di loro, in termini di uso del tempo, bisogna chiaramente motivarli in modo anche pragmatico.

A.: L’attività si fonda su questa motivazione o, invece, sulla libera e spontanea partecipazione.

Prof. R.M.: Non ci ho mai dato troppo peso, tuttavia, le due cose sono combinate perché alcuni non accettano di farlo, perché lo considerano un sovraccarico, ma quasi i 2/3 abbondanti della classe accetta.

A.: E’ interessante quest’aspetto, cioè non è obbligatorio, chi vuole partecipa. Come ha visto la partecipazione degli studenti? Sono propositivi?

Prof. R.M.: Si, come le dicevo, quest’anno ad esempio, la sollecitazione ad accettare questo tema di 
Pagine Culturali, è una sorpresa e quindi da parte loro c’è un interesse notevole. Per esempio, coloro che sono maggiormente legati all’elemento on line, sono anche contenti di affrontare la problematica del confronto, bisogna anche agganciare la loro esperienza precedente e interessi pre-esistenti per poterli poi spostare verso questo prodotto così particolare, che oggi è il giornale cartaceo, e da qui poi tutta una serie di ulteriori considerazioni che, normalmente, io e i miei collaboratori portiamo avanti, nel senso della completezza del prodotto, della sua intellegibilità, come prodotto che non da solo notizie, ma rappresenta un contesto che si deve comprendere in termini strategici e contiene un certo tipo di giornalismo.  

A.: Nel suo corso, visto che è un corso attinente anche a queste materie, sono state affrontate anche tematiche attinenti alla deontologia e i social?

Prof. R.M.: Si, lo faccio io.

A.: Questo si interseca con questo lavoro con i giornali in qualche modo?

Prof. R.M.: Certo, io faccio una parte dedicata appunto alle tematiche della storia del giornalismo e degli studi sul lavoro giornalistico. Non ho un’ampia parte sulla deontologia, ma per esempio si ragiona tantissimo sull’obiettività, sulla cosiddetta obiettività. Loro sono formati, dal senso comune dalle scuole superiori, per cui li giornalismo si ritiene che debba essere obiettivo. Allora lì bisogna scavare, bisogna cercare di far capire loro, di quale obiettività stiamo parlando, di quale obiettività il giornalismo può essere responsabile insomma.

A.: Se lei dovesse far risaltare una cosa in particolare in cui l’uso del quotidiano in aula, le è molto utile per ottenere degli apprendimenti, quale sarebbe?

Prof. R.M.: Spostare l’elemento della loro esperienza di fruitori di informazione, verso un prodotto informativo più complesso, cioè introdurre una riflessività critica rispetto alla loro abitudine di consumo, non solo dell’informazione ma anche cominciare ad avere uno sguardo esperto sul prodotto informativo.

A.: Molto interessante, c’è un’inversione della didattica che diventa più partecipativa da parte loro?

Prof. R.M.: Poi si discute in modo non troppo ampio, bisognerebbe avere più tempo, perché io devo combinare l’esigenza di fare teoria della comunicazione e questa necessità di riflessione sulla pratica nel lavoro giornalistico. E pur essendo un corso di nove crediti, quindi di 60 ore, non è che ci sia tanto spazio per discutere di giornalismo. Comunque loro recepiscono molto le linee guida e tutto ciò che è sotteso alle linee guida.

A.: Rispetto alle sue aspettative, come sono i risultati che ottiene di volta in volta?

Prof. R.M.: Allora negli ultimi quattro/cinque anni molto positivi. Ci sono stati dei momenti, in cui non erano abbastanza positivi, e questo credo dipenda da quella variabilità di anno in anno nei corsi c’è sempre, del materiale umano che hai davanti, però devo dire che ho sempre cercato di migliorare l’esercitazione, cioè dare delle linee guida più certe, che per loro rappresentino un ancoraggio ancora più sicuro, e anche di diversificare le tematiche.

A.: Questo ha funzionato molto di più, quindi, nel creare maggiori risultati?

Prof. R.M.: Si, loro hanno delle precedenti esperienze di analisi dei giornali, perché questa è una cosa che funziona, come loro stessi testimoniano parecchio nelle scuole superiori, però io cerco di muoverli verso una lettura più analitica più professionale, essere lo sguardo esperto.

A.: Questo sguardo professionale in che cosa poi si concretizza maggiormente?

Prof. R.M.: Nel sapere che il giornale è costruito come prodotto di una mente collettiva che ha una sua strategia e che bisogna saper decodificare a partire dal testo per risalire appunto a queste strategie, con strumenti supplementari anche con Audipress che però viene utilizzato soltanto da quelli che fanno appunto l’analisi della composizione strutturale e della linea politico editoriale. 

Audipress è una rilevazione periodica che viene fatta da un gruppo di demoscopici, ed è la più classica delle analisi ricorrenti sulla lettura. E’ pubblicata anche in internet. Ormai è un riferimento principe il sito di Audipress.

A.: Permette di andare a scovare un po’ i metalinguaggi che vengono utilizzati?

Prof. R.M.: No, c’è proprio un’analisi demoscopica, che significa che si analizzano coloro che leggono determinate testate, e quindi la leadership viene analizzata per classi di età, per grado di istruzione.

A.: La scrittura, immagino, viene orientata anche in base a questo. Quanto tempo riesce a dedicare al progetto?

Prof. R.M.: Noi dedichiamo 8 ore durante il percorso, e poi più o meno altre 8 per le relazioni finali. Queste seconde, diciamo sono extra rispetto alle 60 ore, sono una specie di pre-esame.

A.: Ha qualche altra osservazione che le piace condividere?

Prof. R.M.: No, va tutto bene, l’unica esigenza più importante da segnalare è quella diversificazione delle testate. Se ce ne fosse una quarta e anche una quinta, sarebbe perfetto!

Diritto: Intervista alla Professoressa Antonella Brozzetti

Con la Professoressa Antonella Brozzetti, docente di Legislazione e diritto bancario in scienze economiche e bancarie, dell’Università degli Studi di Siena, abbiamo parlato di quanto sia importante per il suo corso analizzare l’evoluzione delle vicende di attualità inerenti al sistema finanziario attuale, coinvolto negli ultimi anni in gravi vicissitudini.

Abbiamo anche discusso della necessità di integrare il canale digitale con il cartaceo, che lei stessa attua nella sua pagina Facebook:

(https://www.facebook.com/DirittoEuropeoDellaBancaEDellaFinanzaDebf/ ).

 

A: Da quando ha cominciato e l’evoluzione di questa esperienza, com’è stata per lei?

Prof.ssa Brozzetti: Non ricordo l’anno però dovrebbero essere 2009-2010. So solo che il preside della Facoltà propose questa iniziativa e sono stata insieme a lui tra i primi docenti ad attuarla nell’Università di Siena.

A: Adesso in quale corso la utilizza?

Prof.ssa Brozzetti: Io la uso sia nel corso della Triennale che nel corso della Magistrale.

A: Quanti alunni ha all’incirca?

Prof.ssa Brozzetti: Nel corso della magistrale, all’inizio, possono essere anche 80 circa, poi dopo piano piano, se ne vanno. Nella triennale sono circa 60. Durante il corso spesso i ragazzi si dimezzano perché non hanno l’obbligo della frequenza, perché poi a lezione non spiego il libro, quindi spesso dicono: “Che ci vado a fare?”

A: Accidenti!

Prof.ssa Brozzetti: Però, quelli che restano sono motivati.

A: Immagino! Ha già risposto ad alcune domande, cioè che l’attività non è obbligatoria. Invece, corrisponde a dei crediti?

Prof.ssa Brozzetti: Per quest’anno no, però nel passato ho sfruttato il giornale per far fare delle tesine di approfondimento sfruttando proprio gli articoli trovati sul giornale.

A: In questo cambiamento ha notato dei riflessi nella partecipazione oppure crede che questo sia indipendente?

Prof.ssa Brozzetti: No, magari se faccio questo tipo di lavoro sono più motivati, perché poi è inserito nella prova intermedia. Ho visto però che è un lavoro che implica un notevole sforzo e una notevole quantità di tempo da parte mia, e non ce la faccio a stare dietro ai ragazzi. Da quest’anno faccio fare delle tesine scritte, allora, consiglio di utilizzare il giornale per integrare la tesina scritta con articoli trovati sul giornale. Io li spingo molto a leggerli e a discuterne in aula che prendano spunto a partire da articoli apparsi sul giornale. Si li sfrutto molto perché insegnando legislazione bancaria, diritto bancario, diritto europeo, quindi spesso ci sono sui giornali notizie che riguardano le Banche. Anzi negli ultimi 10 anni le Banche sono spesso nell’occhio del ciclone, quindi i quotidiani per me sono importanti anche da questo punto di vista, perché mi aiutano nell’attività didattica, nel senso che spesso per capire le norme, per capire l’evoluzione delle norme, io stessa uso le notizie del quotidiano.

A: Mi sembra di capire, un utilizzo abbastanza non strutturato.

Prof.ssa Brozzetti: Si non è strutturato, nel senso che ci possono essere articoli di interesse e ci possono non essere. Chiaramente il quotidiano deve avere articoli attinenti alla regolamentazione del sistema finanziario. A volte ci può essere anche un solo trafiletto. Non so, ad esempio la sanzione applicata alla Deutsche Bank. Quindi li invito a cercare le notizie, così hanno la spinta a leggere i giornali, eventualmente la discussione in aula è indotta da me, che sottopongo loro una notizia invitandoli poi a leggerla. Qualche volta, qualche ragazzo ha fatto qualche domanda, inerente a qualcosa letto sul quotidiano.

A: Il giornale vi arriva fisicamente in aula?

Prof.ssa Brozzetti: Si i giornali ci arrivano in aula ed il presidio è molto attento.

A: Quindi i ragazzi sfogliano i giornali e hanno del tempo dedicato a sfogliarli?

Prof.ssa Brozzetti: Si hanno una mezz’oretta, tre quarti d’ora, a seconda per leggere i giornali liberamente.

A: Qual è la reazione degli studenti in genere a questa attività?

Prof.ssa Brozzetti: Allora io vedo che è di particolare successo è il Sole 24 Ore ma anche il Corriere. Io li spingo comunque, cioè gli dico che è obbligatorio prendere tutte le testate che vengono inviate, perché l’iniziativa del quotidiano gliela presento come importante per la formazione di uno spirito critico da parte loro. La stessa notizia bisogna provarla a leggerla affinché incontri la sensibilità politica culturale diversa, quindi all’inizio del corso presento l’iniziativa con questo scopo, e poi l’altra cosa che sottolineo è che comunque il quotidiano che riesce a sviluppare questo spirito va incontro a quella che è un’esigenza loro, sviluppare le soft skills, cioè le competenze trasversali, quindi sono particolarmente attenta. Tutti prendono il quotidiano, perlomeno.

A: Nella lettura sono cooperativi, cioè condividono il giornale? Lo leggono insieme e discutono?

Prof.ssa Brozzetti: Si, condividono, anche perché spesso succede che le copie non bastano, e se le passano tra di loro. Ecco io non sto in aula con loro quando fanno questa lettura, li lascio senza la presenza della professoressa che deve stare lì, deve essere anche qualcosa di spontaneo, perché quando uno obbliga, lo vedono con i miei figli, non funziona. 

A: Lei riscontra una buona risposta a questa libertà?

Prof.ssa Brozzetti: Si da parte degli studenti c’è un’accoglienza, non so poi quanto approfondiscano, quanto leggano, perché oggi con il cellulare e il fatto che ci siano le pillole delle notizie, è necessario che siano particolarmente interessati alla notizia per andare a fondo, però sono anche convinta che bisogna seminare, un semino può diventare un albero. In questa iniziativa, perlomeno, c’è un suggerimento che gli arriva, poi saranno loro che in qualche maniera lo svilupperanno come vogliono. Di certo, per farti un’idea, io ho anche una pagina Facebook: Diritto Europeo Della Banca E Della Finanza, che serve per stare in contatto con gli studenti e anche lì pubblico articoli, soprattutto, del Sole 24 Ore, e se ci sono articoli, scrivo: <<Per farsi un’idea ... >>

Della serie non devi essere un pappagallo che ripeti quello che senti ma devi cercare di farti un’idea tua, e te la puoi fare solo se puoi confrontare quello che leggi! Le ho detto, in sintesi, qual è la mia filosofia e perché partecipo attivamente a questa iniziativa.

A: Lo scopo è anche questo di capire al meglio come può essere utilizzata, anche per diffonderla in un modo migliore, e motivare, perché capiamo che anche per i professori richiede impegno, essendo un’ulteriore attività.

Prof.ssa Brozzetti: Infatti, alcuni colleghi mi hanno seguito, però il problema è che con tutte le cose da fare, non si riesce. Un collega voleva farlo ma non ha mai spedito una scheda.

A: Se lei dovesse dire qual è la sua più piccola-grande soddisfazione di quest’attività, quale sarebbe?

Prof.ssa Brozzetti: Beh insomma vedere che gli studenti l’accolgono bene, nel senso che mostrano interesse ai quotidiani, quindi la mia speranza è che poi un’occhiata gliela diano anche. Perché guardi non è facile stimolare questi ragazzi, anche educarli insomma, e coinvolgerli un po’ a fare qualcosa in più rispetto a quello che il corso chiede. Io vedo che è sempre più faticoso negli anni, perché arrivano questi ragazzi un po’ amorfi, le dico la verità. Quindi ogni mezzo va bene, però, c’è sempre più fatica a stare in aula, spesso hanno il cellulare, ormai lo vedo che stanno lì con questi cellulari. Io prima prendevo le firme, adesso ho smesso, le prendo ogni tanto giusto per capire qual è il numero medio di studenti, come stanno andando le cose, perché non vale la pena obbligarli a venire a lezione perché tanto se ci vengono e non hanno voglia, fanno altro e disturbano.

A: Immagino!

Prof.ssa Brozzetti: La soddisfazione è questa, vedere i ragazzi con i giornali, che quelli che non li trova rimane dispiaciuto. Uno spera che lo spirito critico si possa sviluppare.

 A: Quindi Lei vede che è un momento proficuo per attivare gli studenti in modo diverso?

Prof.ssa Brozzetti: Si certo!

A: Cos’ha osservato nelle reazioni degli studenti nel rapportarsi al giornale rispetto alle altre fonti, tra cui il digitale o i social?

Prof.ssa Brozzetti: Ma allora sono ragazzi che hanno come appendice il cellulare, poi l’uso che ne fanno non ne ho idea, lo posso immaginare, ho mio figlio che sta all’università e un altro che è al liceo. Non saprei darle una risposta approfondita.

A: Invece, secondo lei, qual è il vantaggio dell’informazione stampata rispetto a questo tipo di informazione?

Prof.ssa Brozzetti: Il vantaggio, nel momento in cui, io ho la stampa autorevole, è quello di poter arginare le Fake News che magari arrivano sul cellulare e sui Social, e magari aiutarli a capire. La speranza è appunto l’attesa delle testate che vengono proposte. 

A: Quanta consapevolezza, c’è, secondo lei di questa autorevolezza della stampa ad oggi?

Prof.ssa Brozzetti: Di questo non saprei, io provo a sottolinearla.

A: Perfetto, non so se ha altre osservazioni sulle attività o sull’informazione cartacea.

Prof.ssa Brozzetti: Ora c’è un problema generale, per quanto riguarda l’informazione su stampa, soprattutto i giovani, perdono sempre di più l’abitudine, devo dire che spesso le Università hanno materiale on line a disposizione, il computer sempre davanti, non so quanto poi studino anche sulla carta. Lo studio potrebbe arrivare anche sul cellulare. Credo che bisogna difendere la carta il libro stampato, quindi ogni iniziativa in tal senso andrebbe continuata. Uno potrebbe dire ti metto il link, consideri che abbiamo l’abbonamento a Il Sole 24 Ore, quindi i ragazzi potrebbero vedere il quotidiano tutte le mattine, ma avere il giornale in mano è tutt’altra cosa, come tutta la carta stampata. 

A: Qual è secondo lei il più grande vantaggio di aver un giornale cartaceo rispetto a quello on line?

Prof.ssa Brozzetti: Io credo che così c’è la possibilità di agganciare meglio l’interesse, perché il video o il telefono sono comunque parziali. Certo io clicco sull’articolo, lo leggo, mi leggo l’articolo che voglio. Va bene anche così, però avendo a luglio 60 anni, lo dico come mantra, che mi devo convincere, sono una persona abituata ai giornali e questo sostengo. La prenda un po’ con le molle data l’età!

A: Non mi sembra che escluda l’altra esperienza, mi sembra solo che valorizzi un aspetto sensoriale che coinvolge l’utilizzo del giornale cartaceo.

Prof.ssa Brozzetti: Si, si, visivo, sensoriale, strappi la pagina che ti serve e ti fai delle cartelline. Si ti puoi fare anche una cartella sul computer, però io poi vedo che ho un sacco di cose sul computer poi non le considero più.

A: C’è anche un discorso di sinestetica, e anche di muovere delle cose, con le mani,

Prof.ssa Brozzetti: Certo, infatti, lo vede, lo mette in una cartellina, è più versatile leggere il quotidiano.

Economia: Intervista al Professor Rocco Reina

Con il Professor Rocco Reina, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale all’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro, abbiamo, in particolare, approfondito il tema di come poter stimolare gli studenti ad esprimere maggiormente le proprie preferenze e opinioni, attraverso questa attività che coinvolge i quotidiani e quindi tutte le vicende contemporanee con un atteggiamento molto professionale ma anche molto accogliente e aperto.

 

A: Lo scopo della nostra chiacchierata è un po’ valorizzare quella che è l’attività che viene svolta in aula attraverso l’uso de “Il Giornale in Ateneo”. Se lei mi vuole già descrivere un po’ come imposta il lavoro, partiamo da qui.

Prof. Reina: Si, fondamentalmente partendo da un ragionamento sulla genesi e sull’evoluzione di questo tipo di rapporto che l’Università degli Studi della Magna Grecia di Catanzaro sta sviluppando con l’Osservatorio Permanente Giovani - Editori con il progetto “IlGiornale in Ateneo” che è uno dei primi progetti promossi dall’Osservatorio con l’Università. Fui contattato da un collega dell’Università della Calabria di Lettere, così grazie a lui ho avuto una prima facile via d’accesso all’iniziativa. Ero uno dei primi a partecipare in materia Economico Aziendale, essendo docente di Organizzazione Aziendale e Gestione del personale, da quel momento in poi , le cose si sono in qualche modo sviluppate nel tempo, ed abbiamo avuto la possibilità di sperimentare in diverse modalità quelli che sono stati i diversi approcci all’uso del giornale nell’attività didattica della cattedra. Siamo oramai arrivati a diverse edizioni, e, ovviamente, man a mano cresceva l’esperienza, si superavano le difficoltà logistiche, organizzative, di tempistica di arrivo dei giornali, nei giorni in cui arrivavano. Si evitava anche che banalmente altri colleghi, che pensavano fosse una “donazione del cielo”, li prendessero ad ampie mani nella buvette dell’Ateneo. In qualche modo siamo riusciti ad organizzare un progetto che credo abbia avuto una serie di riscontri.

I riscontri iniziali sono fondamentalmente collegati al fatto che i ragazzi provano assoluto interesse nella lettura.  Ovviamente, questo significa che c’è bisogno di investimento. L’investimento da parte del docente, nello specifico, mio, in questo caso, è stato quello di chiedere ai ragazzi di considerare i giornali uno strumento di lavoro. Pertanto, per sfruttare il giornale in qualche modo, avendo il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, le cose che in qualche modo abbiamo chiesto ai ragazzi di selezionare inizialmente liberamente gli articoli che piacevano sui giornali che preferivano, lasciandoli liberi di scegliere la testata più specializzata in economia o qualcuna più comune. Le aule in cui questa operazione si è fatta sono state quelle di Organizzazione Aziendale o Gestione del personale, del Corso di Laurea Economia Aziendale o del Corso o del Corso Economia delle Organizzazione Pubbliche e Private che il vecchio corso di Scienze dell’Amministrazione che è stato rinominato nella riforma universitaria. Per cui devo dire che l’utilizzo è stato proficuo, la richiesta che ho fatto man mano e l’affinamento che ho fatto, ho voluto chiedere prima un azzeramento e poi un confronto in cui ho chiesto di scegliere dei temi che liberamente selezionavano sui giornali in coerenza con le materie di studio. Quindi ho chiesto di scegliere tra gli articoli che gli piacevano quelli che erano più attinenti alla materia di studio cioè Organizzazione Aziendale e Gestione delle Risorse Umane. Quindi, in maniera libera, individualmente, selezionano gli articoli. Questi vengono poi riportati sulla lavagna grande, il primo e il secondo più importante in base al loro modo di vedere, che ognuno ha trovato interessante per lo sviluppo di tematiche economiche aziendale. Successivamente, a seconda della selezione fatta dai ragazzi, verificando gli articoli selezionati e la numerosità delle opzioni scelte è possibile incontrare lo stesso articolo da più ragazzi. A quel punto si provvede a fare una discussione animata dagli stessi ragazzi, che hanno selezionato quell’articolo o che sono rimasti incuriositi dal perché, e come, un compagno ha scelto quell’articolo stesso. Quindi tengono una discussione che va ben oltre la discussione sul mero articolo.

L’investimento iniziale in termini di tempo era quello di dedicare un’ora di lezione a settimana, in realtà come può immaginare,  questo tempo si è rilevato pochino, perché chiaramente avendo preso le tematiche dalla vita vissuta, quindi laddove le contrapposizioni tra la teoria letta sui libri e discorsi sentiti e ascoltati sui media, sulla televisione, era chiaro che creava nei ragazzi delle attese, dei dubbi che trovavano stanza di compensazione in questo momento d’aula, per cui si creava un bel confronto sui temi, le tipologie di articoli, dovevano incontrare, vissuti diversi esperienziale dei ragazzi ma anche aspettative o preferenze di parte. Ovviamente in tutto questo il giornale diventava uno strumento per poter cavalcare dei temi, in aggiunta a questo abbiamo provato a riflettere, sulla posizione degli articoli all’interno del palinsesto giornalistico, facendo vedere come ad esempio lo stesso articolo era diverso dal Corriere della Sera e da Il Sole 24 Ore, ma era assolutamente diverso se in prima, quarta o ventiduesima pagina del giornale, facendo attenzione alle sezioni editoriali dedicate dai giornali, e quindi per entrare meglio nello strumento informativo, e comprendere quelle che sono le caratteristiche, e quali erano i principali aspetti che venivano sottolineati in osservazione. Questa cosa è uscita fuori negli anni in un progressivo affinamento dell’esperienza. L’anno scorso e anche quest’anno, i ragazzi hanno naturalmente, sulla base delle selezioni operate, individuato degli argomenti, rispetto ai quali, hanno costruito una loro reportistica, e di come nel tempo, quell’argomento si sia evoluto, corroborato da altre contaminazioni di carattere, di matrice didattica, cognitiva, piuttosto che da influenzamenti del contesto esterno che nel frattempo cambiava.  L’anno scorso siamo stati selezionati dall’Osservatorio Permanente Giovani - Editori per partecipare al convegno “Crescere tra le righe” che hanno organizzato nelle vicinanze di Siena al quale partecipano gli editori e gli autori delle testate giornalistiche principali, nazionali e internazionali. Ovviamente la situazione è stata molto di valore per i ragazzi che sono cresciuti con questa esperienza, che purtroppo incontra alcuni e non incontra tutti, ma man mano sedimentiamo esperienza e cose positive, tentiamo di portare avanti questo discorso.

A: Molto interessante! Quindi mi diceva che dedicate un’ora alla settimana. Per quanto tempo dura il progetto durante l’anno?

Prof. Reina: In realtà, ho opzionato il progetto, siccome ho lezione sia nel primo che nel secondo semestre, l’ho opzionato sia nel primo che nel secondo semestre, e praticamente l’aula cambia ma il progetto vale 10 settimana, per cui dovevano essere 10 ore. In realtà, non è stato mai così, ma molto più del doppio. Se dovessimo ragionare e questo lo dico in modo molto sommesso, la contaminazione diventa molto più pervasiva e invasiva nella didattica tradizionale, ma per me era importante che attualizzava gli studi di carattere economico aziendale. I più rigorosi o più ortodossi direbbero che si leggono i giornali in modo dispregiativo, ma questa è una lotta che non finirà mai. Comunque i miei ragazzi non hanno mai avuto delle decurtazioni, come dire dei mattoncini della materia del sapere, ma la vita è un’altra cosa e proviamo a far emergere entrambi gli aspetti.

A: La sua aula di quanti alunni più o meno è costituita?

Prof. Reina: E’ un numero che varia dai 45 alle 70 persone.

A: Lavorano individualmente mi diceva e poi viene riportato in plenaria?

Prof. Reina: Lavorano individualmente anche se spontaneamente si costruiscono, secondo regole sociali, dei più piccoli gruppi, che già commentano tra di loro le notizie.  Poi individualmente li chiamo a testimoniare quelli che sono stati gli interessi selezionati.

A: Quindi lavorano in questo modo sempre in aula oppure ci sono degli incontri ulteriori rispetto a quelle in aula?

Prof. Reina: Quando abbiamo fatto la reportistica poi in realtà è stato investito ulteriore tempo fuori dalle mure dell’Università, anche fuori orario didattico per così dire perché hanno dovuto fare dei lavori. Hanno utilizzato il momento del giornale per fare ricerche di altro tipo, sulla spinta di un articolo di giornale abbiamo ripercorso a ritroso e abbiamo trovato le fonti collegate ad alcuni problemi di carattere teorico aziendale organizzativo. Anche in chiave di ricerca di informazioni il giornale è stato utile e interessante. Ha dimostrato la sua validità.

A: Invece, in termini di valutazione o di crediti, ci sono delle implicazioni?

Prof. Reina: Io su questa cosa non sono molto convinto, nel senso che vorrei sempre che si assicuri la libertà e una discrezione di scelta e non un’indicazione opportunistica di aver sconti o altro che è la cosa che avevo già detto, cioè non c’è stato una scontistica di programma perché loro facevano questo progetto per il giornale. Semplicemente il giornale ha permesso di rendere più viva la didattica rispetto al limitarsi ai capitoli dei libri.

A: Mi diceva che le leve che ha utilizzato sono più che altro la sua partecipazione?

Prof. Reina: Si devi essere parte del gruppo e del lavoro.

A: Anche fiducia mi sembra di capire nella loro possibilità e potenzialità, apertura a quello che loro sono in grado di dare.

Prof. Reina: Si credo che sia una cosa molto scambievole. Se tu stai in aula e stai con i ragazzi, loro hanno fiducia in te, e tu in loro. Ovviamente è una cosa da costruire nel tempo, non ci sono opportunismi di altro genere.

A: Ci sono dei temi ridondanti su cui ritornate connessi al vostro percorso oppure c’è una varietà e questa è la forza del progetto?

Prof. Reina: No lo lascio libero perché in realtà ogni volta l’aula è diversa.  Ogni volta ci sono diverse selezioni da parte dei ragazzi. I ragazzi hanno una selezione percettiva diversa ogni anno di aula in aula e quindi loro stessi conferiscono diversità.

A: Dopo questo lavoro c’è un lavoro finale, un elaborato, una scrittura collettiva, una documentazione?

Prof. Reina: Non ogni anno no, come le dicevo l’anno scorso c’è stato un incontro con l’Osservatorio in cui abbiamo realizzato un collage di articoli finalizzati a esporre in modo completo una tematica, che fosse la diversità, la responsabilità sociale di impresa, l’ambiente e quindi la sostenibilità, che era il tema di quest’anno.

A: L’esperienza del quotidiano quindi consente di fare un collegamento con un altro tipo di esperienza, più di scrittura.

Prof. Reina: Si si dovrebbe sempre fare in modo che non siano contenitori stagni.

A: Certamente. Come ne giova, secondo lei, proprio la didattica tradizionale, invece, di questa esperienza?

Prof. Reina: Beh fondamentalmente, non è la didattica tradizionale quindi, banalmente, l’argomento dell’azienda, che ha una situazione di crisi, che deve licenziare, che deve fare processi di acquisizione di nuova forza lavoro, trovano elementi importanti di collaborazione negli articoli di giornali. Ad esempio proprio in questi giorni  una nota azienda specializzata nella produzione di elettrodomestici sta licenziando ed un ragazzo ha voluto affrontare l’argomento “licenziamenti” che forse è più materia di diritto del lavoro, ma è una tappa importante, perché l’azienda si trova di fronte alle esigenze delle commesse o delle altre cose, che devono andare a depauperarsi, quindi, questo come tanti altri elementi, che sono la diversità, il tema collegato della responsabilità sociale, quindi anche della sostenibilità aziendale finiscono per diventare delicati, perché occupandosi di persone in azienda, come argomento, come materia di insegnamento, è ovvio che sono tanti elementi di influenzamento e condizionamento reciproco. E’ solamente rendere più viva una lezione di carattere tradizionale.

A: Quindi mi sembra che vengano calati anche di più nella realtà questi apprendimenti, giusto?

Prof. Reina: Si assolutamente si. Consideri anche il fatto che mi trovo a lavorare a Catanzaro, che è nel centro della Calabria, capoluogo di Regione, ma la Regione Calabria non è una regione industriale, per cui parlare di aziende e portare le esperienze dichiarate e raccontate sul giornale di aziende che hanno anche in posti lontano dalla Calabria, permette anche al ragazzo di non sentirsi lontano da quei temi, e di essere in grado di affrontarli, con le condizioni del caso.

A: Certo, consente di avere uno sguardo sul mondo?

Prof. Reina: Si, assolutamente si!

A: Secondo lei, qual è il ruolo che hanno gli studenti in questo tipo di didattica, a differenza di quella tradizionale?

Prof. Reina: Beh, fondamentalmente è una logica importante, perché è una lezione che viene dal basso , anche se è sbagliato come termine, non mi piace dal basso,  non è dal basso verso l’alto, o dall’alto verso il basso, non è questo, capovolgendo quella logica tradizionale, il tema della lezione non è imposto dal capitolo del libro, ma si arriva al capitolo del libro attraverso la lettura della realtà così come si sviluppa nel contesto in cui vivi.

A: Bene! Quindi come reazione degli studenti, lei ha visto interesse. In termini di propositività cosa ha visto da parte loro?   

Prof. Reina: Devo dire che in termini di propositività per il fatto che io vivo insieme a loro queste cose, cioè io il giornale lo leggo per il tempo che lo leggono loro facendo anche io le mie considerazioni sugli articoli, probabilmente non proponendo io, non sono una persona che sono fuori dal processo, per cui i ragazzi vengono coinvolti, vivono con me questo tipo di esperienza. In realtà, i ragazzi non si sentono soggetti passivi, ma diventano essi stessi attivi, favorendo un processo di crescita, e quindi la condividono. Ovviamente, mi rendo conto, questa è di fatto, che le prime volte, non capiscono se il giornale è uno strumento che possono portare a casa. Mi rendo conto che lo sforzo che devono fare è dal punto di vista cognitivo, i ragazzi devono ragionare, non so quanto questa possa portare, se questo fosse l’obiettivo nascosto, possa aumentare le vendite del giornale cartaceo. Su questo credo che questo non è lo strumento, perché i ragazzi hanno differenti canali di informazione. C’è anche un’altra cosa ma questa è fuori argomento, credo che i ragazzi leggano quella realtà secondo le cose che gli vengono trasmesse in maniera mediana, cioè medio, e la percezione della realtà è del tipo: “soffrono di disoccupazione, ma non si preoccupano dell’occupazione.” Se hanno il problema dell’ambiente, finché non glielo fai vedere il problema è perso non so se è chiaro. Dal punto di vista della pratica, quindi del considerarsi elementi importanti nelle scelte consapevoli per il futuro, questa cosa è più lenta, e quindi per questo bisogna un po’ lavorarci. Però credo che ci sia una grande disponibilità e una grande potenzialità risorse e disponibili, bisogna solo prenderle e farle un po’ muovere.

A: Come può contribuire a stimolare una propria presa di responsabilità l’integrazione dell’informazione, da loro preferita, proveniente da fonti come il web, social, etc…  con l’informazione da una fonte cartacea, o che comunque derivi da una testata giornalistica? 

Prof. Reina: Questo è proprio il mio obiettivo in questo tipo di attività. Bisogna vedere quanto loro possono credere in questa cosa. Il problema è che sicuramente abbiamo materia su cui lavorare, il quanto dipende dagli elementi di contaminazione che conosciamo. Molto spesso non ci sono contaminazioni, cioè sono solo io che lo faccio in un ateneo di n persone. Quanti sono gli elementi tangenziali che possono determinare una propagazione. La frequenza è limitata, poi è chiaro che è uno di quei ricordi che i ragazzi tengono con loro e vogliono riportare, se lo portano con sé e, quindi, capiscono che possono fare delle cose, ma bisogna fare in modo che questa cosa diventi più pervasiva. Io ho provato più volte a indirizzare anche i miei colleghi su questa attività avendo alterne fortune, nel senso che non tutti hanno seguito questa svolta.

A: Se lei dovesse dire con una parola, cosa aggiunge alla formazione degli studenti quest’esperienza, quale sarebbe?

Prof. Reina: Responsabilità! Consapevolezza, meglio! Perché la responsabilità è un secondo livello, è ancora da costruire. La consapevolezza si!

Formazione: Intervista alla Professoressa Giovanna Farinelli

Con la Professoressa Giovanna Farinelli, docente dell’Università degli Studi di Perugia, abbiamo discusso del fatto che l’istruzione "…deve aiutare a pensare"[1] e il giornale è un ottimo strumento. Lo studio di modelli di vita e fenomeni sociali consente, inoltre, di creare educazione civica. Questo tema è particolarmente curato dalla Prof. Farinelli che si occupa anche di trovare nella costituzione un riscontro delle tematiche emerse.

Riscontra nell’utilizzare il giornale cartaceo dei vantaggi sia in termini esperienziali che di qualità dell’informazione, ed è un’occasione per confrontare la qualità dell’informazione digitale con quella cartacea, e diventare dei lettori più consapevoli. Inoltre, allarga gli orizzonti, facendo acquisire una sorta di capacità di leggere il presente e il futuro, cioè di intravedere in anticipo in quale direzione si stanno sviluppando gli scenari, come potrebbero essere le persone e le relazioni nel futuro.

Il punto di forza del laboratorio per la Professoressa è che consente di intraprendere un percorso di condivisione, di riflessione critica, di partecipazione e condivisione delle conoscenze.

Prof.ssa Farinelli: Si figuri. Le ho inviato un po’ di informazioni in più sul corso e sul laboratorio e un po’ di link alle interviste già fatte sull’iniziativa il Giornale in Ateneo, tra cui la partecipazione di alcuni miei studenti al Convegno "Crescere tra le righe" del 2015 a La Bagnaia.[2] Io stavo guardando proprio ora il mio storico e lavoro con il quotidiano in aula da una vita, è dall’anno accademico 2011/2012 che aderisco a “Il Giornale in Ateneo”. Il primo anno aderì la mia collega, la Professoressa Floriana Falcinelli, ma la movimentazione dei quotidiani era complicata. Nei primi anni io recuperavo proprio fisicamente i giornali qua e là per la città con la grande, anzi grandissima, collaborazione di due edicole (Tenda e Poli) una in periferia e una in centro storico che hanno fatto di tutto per conservarmi le copie alle 6:00 di mattina. Negli ultimi anni abbiamo anche noi perfezionato l’organizzazione con il distributore, così le consegne possono essere molto mattiniere, però in luoghi sicuri. Quindi ho avuto grande collaborazione da parte del Direttore, dei colleghi, di tutti, quindi diciamo che ormai questo progetto ormai mi rappresenta. Si tratta di utilizzare il giornale non come semplice passatempo, ma il giornale come strumento didattico.

A.: Mi arriva anche un fermento intorno all’iniziativa, da quello che mi racconta.

Prof.ssa Farinelli: Si! Nel mio programma si può vedere tutto il mio percorso. Io dedico un laboratorio al progetto de “Il Giornale in Ateneo” che dà diritto ad un credito formativo. Diciamo che se non ci fosse stato l’avrei inventato! Anche il convegno “Crescere tra le righe” organizzato dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori è una grande iniziativa e che non ha eguali.  Adesso, spero che vada in porto una tesi di Laurea collegata a questo progetto.

A.: Mi aggancio ad una delle cose che ha accennato sul Credito Formativo, è stato semplice impostare la possibilità di dare un credito??

Prof.ssa Farinelli: Dato che il piano di studi ministeriale del Corso in cui insegno, Scienze della Formazione Primaria, prevede già dal 2011, nell’ambito dell’Insegnamento di Pedagogia, 8 crediti più un credito di Laboratorio, ho pensato bene subito di inventare e sposare il credito a favore del progetto. Il consiglio ha approvato, e, non solo, questa iniziativa è stata estesa, esportata anche ai corsi di Scienze Motorie Sportive e Infermieristica dove insegno, ben lieti di avere nei giorni di lezione, in qualche data, i quotidiani. Prima c’era un esame a parte, adesso rientra nell’esame finale, C’è una parte, ovviamente applicativa, sia di lettura del quotidiano, che manipolazione, per i bambini, siccome è un corso che prevede la formazione di insegnanti da 0-3, 3-6, 6-11. L’attualità e l’informazione di qualità, come quella proposta dall’Osservatorio, si propone anche a bambini più piccoli, nella Primaria dalla quarta o dalla quinta. C’è questa attenzione per la notizia, come informazione di qualità, ed io la chiamo “Educazione Civica Quotidiana”.

A.: Secondo lei, il fatto che ci sia un Credito è una motivazione in più per gli studenti, oppure crede che la libertà e la volontarietà dell’adesione possa favorire il processo?  

Prof.ssa Farinelli: No, il Credito, semmai, dà come dire rilievo all’iniziativa. Per me il Credito è stata una conseguenza, non ho inserito il laboratorio perché dovevo riempire il credito. Anzi, mi dispiacerebbe se oggi venisse meno e continuerei comunque a portare i quotidiani in aula. Forse la versione digitale potrebbe facilitare la logistica ma non avrebbe la stessa efficacia, perché siamo ancora un popolo di carta. L’unica cosa, sarebbe utile aumentare la scelta dei quotidiani, magari includendo anche l’edizione della Domenica de Il Sole 24 Ore.

A.: Quindi lei dice che, da un lato, la versione on line vi faciliterebbe, però, dall’altro, l’esperienza del contatto e della fisicità del cartaceo da un valore aggiunto?

Prof.ssa Farinelli: Si perché in questo caso, essendo presenti e materialmente in aula, tu devi sfogliarli. Il fatto di averli on line, vai a cercare solo ciò di cui hai bisogno. Quella ricerca maniacale di notizie on line o comunque nel digitale, rischia comunque di non essere selezionata e guidata, ma in balia del motore di ricerca. Il cartaceo contiene notizie, a volte, più approfondite, meno sbrigative - "slow information" - proprio perché materialmente il cartaceo ha più spazio, invece, il digitale, ha dei criteri di editing diversi, la rapidità. Io credo che il fatto di dare un credito, si, può essere uno stimolo per la qualità, però l’abbiamo fatto anche senza il credito. E’ solo un giusto riconoscimento.

A.: Volevo chiederle se questo intersecarsi tra il digitale e il quotidiano cartaceo, è stato uno dei temi affrontati specificamente oppure è un tema trasversale che avete affrontato?

Prof.ssa Farinelli: Dunque, si lo affrontiamo, perché, anche nel percorso di pedagogia, il titolo del mio corso è “Scuola, Educazione, Cittadinanza” quindi l’aspetto del digitale, rientra tra quei percorsi di educazione informale, come oggi li chiamiamo, cioè di questa necessità di disciplinare la comunicazione in rete. E’ un’impresa titanica, credo impossibile, un’utopia, perché per rispettare il principio di libertà il web, può contenere anche spazzatura, è inevitabile e non possiamo censurare. L’unico segreto, l’unica arma è quella di educare ad una consultazione oculata. L’esperienza mira ad un’educazione alla conoscenza dell’informazione che viene propinata. Una selezione che non può essere una censura, non esistono filtri, se ci sono filtri, non c’è libertà nella ricerca, anche l’Educazione non può ignorare quelli che sono i bisogni. Comunque, vedo più preparati i giovani che gli adulti in questa selezione. Bisogna educare, però, ad un’identità, ad un senso di appartenenza, ad una cittadinanza, e a presentarsi per come si è. Il digitale è uno strumento potentissimo formidabile. E' impossibile farne a meno nella comunità di oggi, con tutti i rischi che questo comporta.

A.: Lei mi ha già accennato che l’attività che organizza consiste nel selezionare un articolo, durante il laboratorio, le va di descrivere un po’ di più qual è la modalità con cui utilizza i giornali?

Prof.ssa Farinelli:  Si le attività, in genere, si svolgono a lezione, vengono formati dei gruppi di solito sono gruppi di massimo 10 ragazzi, minimo 5. Sono circa 15 gruppi che nei giorni e nelle ore di laboratorio, selezionano gli articoli, anche in base agli argomenti del Corso e con riferimento alla Costituzione Italiana o ai  testi da me suggeriti. Scelgono un tema e poi vanno a cercarsi la notizia, oppure, preferibilmente, per rendere quell’attualizzazione, dinamicizzazione, concretizzazione di cui parla il Professor Scurati, vanno a cercare la notizia, una che si collega ad un tema attinente al programma, la approfondiscono attraverso quotidiani, nei giorni in cui sono disponibili, o cercano altre notizie legate a quella notizia in particolare. La scelta è lasciata ai gruppi, in base o al punto del programma e del testo trattato o alla notizia. Quindi viene scelto anche in base a quello che in media accade in Italia.  Noi normalmente aderiamo all’iniziativa per il corso di  Formazione Primaria tra il novembre e dicembre, quindi sono quei due mesi, e non sempre ricade una notizia rilevante. Durante le lezioni, cerchiamo anche di trattare i temi eclatanti che riguardano la cronaca locale, nazionale, o anche di altri paesi, in Europa o nel resto del mondo. Diciamo che porto la notizia e poi la commentiamo collegandola ai testi normativi, testi di studio come “La scuola della Cittadinanza” della Prof.ssa Santerini.  All’interno del laboratorio, io do anche dei materiali di studio, che sono la Costituzione per i bambini, sono due edizioni una di Mario Lodi e una di Piumini e un film/documentario di Walter Veltroni “I bambini sanno”. Poi tutto quello che esce in Rai, Mediaset e La7 o quelli che sono i canali accreditati, che viene da me segnalato anche grazie ai quotidiani, che ne so se io vedo che la sera viene proiettato il film “Smetto quando voglio!”, io dico: "Ragazzi mi raccomando stasera c’è la proiezione di …, potete rivederlo su…", tutto ciò che è gratuito, tutto ciò che è cultura, che è informazione di qualità gratuita. Quindi, la strutturazione avviene in questo modo, non so se sono stata chiara, ma ecco più o meno così:

Scelta del tema;

Scelta della notizia;

Collegamento con i testi e la Costituzione;

Un elaborato scritto finale di 3 o 4 cartelle;

Ultimo giorno del laboratorio, Esposizione orale dell’elaborato, in cui i 15 gruppi di 10 ragazzi riferiscono gruppo per gruppo parlando tutti almeno un minuto. Noi dedichiamo circa 150 minuti, algebricamente ma poi va a finire che impieghiamo 3 ore, che dedichiamo ad un’esposizione di questo laboratorio che poi va a confluire in quello che è la valutazione finale. A me non interessa il voto poiché il credito formativo, in Italia, significa 25 ore di lavoro. Un credito, cioè, corrisponde a 25 ore di lavoro, e i ragazzi, infatti, lavorano sul progetto, 15 ore in aula e almeno 10 nei loro luoghi di studi. Questo è rilevante per ottenere un Credito, poi a quel punto, il voto è un elemento che in Italia resta, ma spero che non duri a lungo e che si vada verso sistemi più evoluti che vanno a dare crediti e lascino perdere quella che è la valutazione unica. La frequenza obbligatoria vuole dire un obbligo per i ragazzi di incontrarsi, frequentarsi, conoscersi, vuol dire anche utilizzare le biblioteche, non è solo mettersi  seduti in un parco e scrivere, ma è proprio frequentare le strutture previste in cui leggere anche i quotidiani, etc...

A.: Se lei dovesse individuare una cosa, in particolare, a cui l’utilizzo dei quotidiani contribuisce? Cioè cosa aggiunge, in particolare, alle lezioni l’utilizzo dei giornali?

Prof.ssa Farinelli: Aggiunge quella capacità di leggere il presente e il futuro, perché mi propongo sempre di anticipare. Dico ragazzi:<<Oggi voi siete al primo anno, tra cinque anni sarete a scuola, perché laureandovi a Giugno tra 5 anni, a Settembre tra 5 anni, quasi matematicamente, come Almalaurea pare che abbia confermato nell’ultimo rapporto, al 90% e passa di probabilità, sarete in aula ad insegnare. Quindi dobbiamo prepararvi per un’aula che avrete tra 5 anni forse 6 o forse 7, quindi dare la spinta attraverso l’attualità di anticipare il futuro, non di fare i maghi o di essere  come dire degli indovini ma di dare quel valore profetico e quel significato autentico di cercare di prevenire e prevedere, addirittura anticipare, e di non essere impreparati quando troveremo che so, famiglie tipo A, B e C, sapere il ruolo del genitore, vedere come sono le tipologie di famiglia. Di fatto in una costituzione eretta al ’48, il diritto di famiglia, che ha avuto un’evoluzione, ma in Italia non più di tanto, qual è la realtà che troverete? In maniera che quando andrete a scuola, come insegnanti, vi direte: "Ah si, vedi questo già lo immaginavo, me l’aspettavo.". E’ quasi impossibile, di questi tempi anticipare il futuro e sappiamo quando si parla di  situazione economiche finanziare nel nostro paese che veramente ci dicono, non so, che navighiamo a vista, però di riuscire a capire  come saranno le persone, anticipare, le relazioni, cercare di avere gli strumenti pronti per non essere evitato, non essere anacronistici. Cercare di giocare d’anticipo, il lavoro vero è quello di fare prima, non fare copia e incolla e tirare a campare, capire prima e riuscire a prevenire, la prevenzione è l’arma più importante, quindi l’educazione e non l’indottrinamento.

A.: Quindi per lei il giornale favorisce l’apertura mentale?

Prof.ssa Farinelli: Assolutamente si, stimola la conoscenza del futuro, perché leggendo la notizia, ecco dici, questo poteva non accadere, cosa posso fare perché non accada? Un po’ come nel film “Avvenne domani”, di Renè Clair in cui la testata nel sogno del protagonista era molto particolare, era quella del giorno dopo, nel giornale c’erano scritti i fatti che sarebbero accaduti l'indomani. Il giornale di oggi, cioè, diventa il giornale del domani.

Lo posso leggere e posso informarmi e riuscire a capire se stanno cercando di indottrinarmi, se stanno spingendomi verso una direzione particolare.

Poi credo che semmai è l’on-line che spinge la vendita del cartaceo, perché vedo una notizia che ho ricevuto magari dal telefonino, e voglio andare ad approfondirla.

Credo, inoltre, che, come mi hanno detto anche le nostre edicole, i ragazzi, alcuni, non tutti, non tantissimi, continuano a comprarlo.

A.: Qual è la reazione degli studenti, rispetto alle attività proposte?

Prof.ssa Farinelli: Paradossalmente, come rilevato dalle valutazioni ANVUR fatte dai ragazzi, nel 2019, alcuni sono più gratificati e valutano meglio il docente che arriva, legge, ascolta, risente, 30 e lode, cioè dal docente che utilizza esclusivamente le slides, anche se non sa spiegare. Questo accade anche nei corsi di medicina, e questo mi spaventa un po’ vista la professione che andranno a svolgere, spero che acquisiscano le competenze giuste. Le segnalo, l’”Università tradita” uscita questa estate con Il Giornale, del chimico Franco Battaglia, il quale conferma che le valutazioni sono delle volte inattendibili. In realtà, gli studenti spesso vanno su Google, vanno sui motori, cercano le cose più strane, si buttano e preparano esami con superficialità. Alcuni professori, ripeto, vantano conoscenze tecnologiche, usano la LIM, usano le mooc, ma se non c’è dietro un lavoro quotidiano e la disponibilità del docente 24 ore a parlarne di persona con gli studenti, che valore ha? Fare un filmato, sbatterlo lì e rivederlo, non è l’on-line, è teledidattica, è come la televisione che proietta le lezioni di Dario Antiseri, non è apprendimento a distanza, a volte questo tipo di formazione viene scambiata come formazione on-line di qualità, ma non è così.

A.: Quindi, lei conferma la fatica di innescare nella didattica una relazione un po’ diversa?

Prof.ssa Farinelli: Si, purtroppo, mi sforzo, però vedo la stessa passività anche da parte di alcuni ragazzi, a volte molto bravi, senza generalizzare perché ci sono quelli che mi apprezzano e mi scrivono i commenti positivi. Alcuni mi scrivono che sono troppo attualità. Ho avuto questo commento qualche anno fa, al che ho detto è positivo o negativo? Sicuramente lo studente lo ha scritto come commento negativo. “Troppa attualità!” a me, vuol dire che preferiscono la didattica tradizionale, avere da studiare un libricino da imparare a memoria e ripetere agli esami per superarli. Questo per me è un’umiliazione generale, è una vergogna per il nostro paese. Lo studente è gratificato da quelle nozioni che può imparare facilmente, è vero che non c’è una formazione di base istituzionale, è vero che nella Primaria non si scrive più, non si impara e non si ingegna a leggere e scrivere e far di conto ma è vero che l’Università deve fare l’Università. Io non posso recuperare i vuoti, devo farlo, ma non posso recuperare tutti i vuoti che ha fatto la primaria e la secondaria, ci provo ma… ecco quest’anno ero tentata di prendere il corso di Grammatica Italiana! Quindi nei giovani di oggi ci sono dei vuoti effettivi che non permettono di lavorare un passo avanti e ti costringono a rifare la Storia, ci sono dei vuoti anche di Storia contemporanea, vuoti di attualità. Ecco! Il quotidiano permette di avere informazioni che poi ognuno può selezionare, ma se non c’è l’informazione si fa a selezionarla, se viene preparata da qualcun altro e la si impara solo a memoria, viene a mancare questo percorso di condivisione, di riflessione critica, di partecipazione e condivisione delle conoscenze, che è un aspetto importante, a cui punto molto nel laboratorio, però forse non vorrei contarci troppo io senza trovare ragazzi pronti per il corso che hanno scelto. Posso azzardare una percentuale dei ragazzi che sono pronti? Io calcolo intorno al 20%, ogni anno, di ragazzi in tutti i miei corsi. Ci sono ragazzi che, invece, lo scoprono, o forse lo scopriranno negli anni successivi, perché non hanno al momento quella capacità di aggredire quello che è presente e futuro. Invece, con i colleghi tedeschi, americani, che hanno meno capacità di base, forse meno preparazione da altri punti di vista, però sono molto più aggressivi e molto più pronti per quello che è il futuro, questa didattica è vincente.

A.: Possiamo dire, che in questo lei intravede proprio la forza di questo progetto, cioè dare una piccola spinta in questa direzione? 

Prof.ssa Farinelli: Si, è  forte nella continuità. “Il Giornale in Ateneo” dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori da garanzia di continuità, perché sono diciotto anni, quasi 19, mi pare che l’Osservatorio sia stato fondato nel 2000, ed è una garanzia di serietà, di qualità. Quindi, quegli aspetti che ti dicono che non sono gli ultimi arrivati, mi danno una garanzia, nella selezione dei quotidiani che fanno, quindi una continuità che è un premio essere riusciti a mantenere quest’iniziativa. Io lo scrivo nei miei registri: “Lettura/Rassegna stampa su Educazione Civica Quotidiana”, perché lo faccio o prima di entrare in aula, se riesco ad arrivare prima, o nei primi minuti della lezione, durante l’intervallo, quello che è il quarto d’ora accademico, sfogliare, leggere io rapidamente i tre quotidiani, quindi Nazione, Corriere e Sole, e segnalare in relazione ai punti trattati nel programma gli articoli. Poi memorizzo, in una scheda, giorno per giorno, le pagine dei quotidiani che ho segnalato.  Io faccio la mia parte, non è che arrivo e lo sbatto lì e dico leggetelo, dando un’idea ai ragazzi di un utilizzo io in primo luogo del quotidiano, che ho letto che so già, che quella notizia sia collegata all’altra notizia, che può dare un’altra mezza notizia, dando a loro la capacità e il suggerimento sul come fare. Alcuni seguono, però ogni tanto c’è lo studente che si fa gli affari suoi, anche se è raro, non è diffuso… Stiamo facendo una rassegna stampa, dando un’idea, ma ripeto, qui è un lavorone, perché richiede in pochi minuti, la capacità di selezionare da tre quotidiani, quelli che sono gli articoli più importanti, che siano legati al mio corso. A volte capita anche la pubblicità di Oliviero Toscani della Benetton, ecco che va segnalata, o capita che magari, c’è una pagina pubblicitaria di particolare interesse, tutto viene segnalato, anche le modalità di utilizzo della lingua italiana, quindi sono prima io la consumatrice accanita e lettrice critica dei quotidiani.

A.: Fa un po’ da modello per gli studenti?

Prof.ssa Farinelli: Ci provo! Mi è capitato un anno in cui un ragazzo che già leggeva il Sole 24 ore della Domenica, leggere il Sole 24 ore della domenica è un bel segno, io conservo ancora qualche copia, li regalo ai ragazzi, per far vedere anche cosa esce con il Sole 24 Ore la Domenica. Conservo nella mia casa e nel mio studio, all’Università una copia di tutti i quotidiani consegnati, o una pila ormai decennale, delle copie che ho dato, perché se qualcuno vuole recuperare quell’articolo, che io ho segnalato, per qualche ragione, io ho la copia cartacea.

A.: Bene, quanta ricchezza! Ho un’altra domanda, collegavo prima quando diceva che durante il laboratorio, si seguono altre notizie connesse a quelle lanciate all’inizio del percorso, in questo è sempre lei a selezionare gli articoli oppure gli studenti sono propositivi?

Prof.ssa Farinelli: Si, anche gli studenti, si perché a volte nella scelta dei loro lavori, sono loro ad individuarli. Difficile che mi sfugga un articolo che sia molto legato al mio corso, praticamente impossibile, però, per avere un bilanciamento, fanno magari segnalazioni riprese da altre testate. I ragazzi devono sapere che dentro questi quotidiani c’è anche un orientamento, e li invito ad acquistarne diversi. Qualche volta utilizzano i settimanali ed io non sono molto d’accordo perché il settimanale ha già un’impronta diversa. Il quotidiano è il quotidiano. Vuol dire essere informati tutti i giorni, almeno chi opera nell’ambito delle attività intellettuali, e comunque anche il lavoratore che ha la catena di montaggio, l’operaio, ha bisogno di essere informato per evitare quello che sta succedendo ora: chiusure di aziende, di giocare d’anticipo anche nel proprio lavoro, perché il lavoro è un ambito formativo, non è un ambito di sfruttamento, per cui questo è il valore che io do.     


[1] Dall’articolo “Lezioni di Vita” su “La Nazione” del 7 Aprile 2018

[2] "Crescere tra le righe": l'esperienza raccontata dagli studenti, che nel 2015 si è svolto a Borgo La Bagnaia, nei pressi di Siena, dal 22 al 23 maggio, permette agli studenti di confrontarsi con gli esponenti del mondo dell'editoria, nazionale e internazionale, dell'imprenditoria e con le istituzioni, sull'informazione di qualità e su come questa possa e debba essere correttamente veicolata. Si vedano varie interviste: "Crescere tra le righe": l'esperienza raccontata dagli studenti

https://www.osservatorionline.it/page/243055/crescere-tra-le-righe-lesperienza-raccontata-dagli-studenti/; Speciale Università - Convegno ” Crescere tra le righe. Giovani, editori e istituzioni a confronto” - TEF - https://vimeo.com/132319190La professoressa Giovanna Farinelli e le dottoresse Agnese Rosati, Alessia Bartolini e Silvia Fornari, tutte del Dipartimento di filosofia, scienze sociali, umane e della formazione ospiti della trasmissione radiofonica “L’uovo di Colombo” http://www.umbriaradio.it/podcast/giovanna-farinelli.html; Alcune delle interviste rilasciate nel corso della nona edizione dagli ospiti internazionali:

https://www.cresceretralerighe.it/video/

“Zapping Radio 1”, giovedì 9 agosto 2018, ore 20:15, Rai Radio 1, con Carlo Cianetti, intervista su giovani e razzismo: Giovanna Farinelli da 00:46 a 00:54 https://www.raiplayradio.it/audio/2018/08/ZAPPING-RADIO1-54e631bc-2e36-4f0e-9601-93f97522cfcd.html